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10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    10 opere imperdibili alla Galleria degli UffiziTra i musei più noti al mondo per le sue straordinarie collezioni di pitture e sculture antiche dal Medioevo sino all’età moderna, le Gallerie degli Uffizi raccolgono alcuni dei capolavori più importanti dell’arte. Una ricchezza tra cui è forse difficile destreggiarsi. Ecco, quindi, la mia personale selezione di 10 opere considerate imperdibile presso la Galleria degli Uffizi.

    Buon viaggio nell’arte!

    Le Gallerie degli Uffizi rappresentano una tappa irrinunciabile in un itinerario a Firenze. Situate al primo e secondo piano del grande edificio progettato da Giorgio Vasari tra il 1560 ed il 1580, rappresentano uno dei musei più importanti al mondo per vastità ed importanza di opere. Un’abbondanza d’arte da cui si rischia di essere sopraffatti andando a tralasciare capolavori a cui è necessario dedicare qualche attenzione in più. Ho quindi selezionato per voi 10 opere che considero imperdibili nel corso di una visita agli Uffizi.

    Una breve guida che vi aiuterà a meglio destreggiarvi tra i maggiori capolavori d’arte.

    Sommario

    1. Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Massima
    2. Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli
    3. Leonardo da Vinci, Annunciazione
    4. Piero della Francesca, Doppio ritratto dei duchi di Urbino
    5. Sandro Botticelli, Primavera
    6. Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni
    7. Tiziano Vecellio, Venere di Urbino
    8. Parmigianino, Madonna col collo lungo
    9. Caravaggio, Medusa
    10. Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne

    Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Massima

    Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Massima, 10 opere imperdibili Uffizi
    Simone Martini e Lippo Memmi, Annunciazione tra i santi Ansano e Massima
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Una frase in rilievo su fondo d’oro preannuncia alla Vergine il mistero dell’incarnazione di Gesù: è l’Annunciazione tra i santi Ansano e Massima di Simone Martini e Lippo Memmi (1333). Un trittico ligneo dipinto a tempera, capolavoro della scuola senese, realizzato per un altare laterale del Duomo di Siena.

    AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM, così recita l’Arcangelo Gabriele improvvisamente apparso a Maria; la giovane, seduta su un alto seggio riccamente intarsiato, è turbata dalla sacra visione e si ritrae pudicamente avvolgendosi nel mantello. In alto, a coronare la scena, è lo Spirito Santo in forma di colomba, circondato da una schiera d’angeli.

    L’Arcangelo Gabriele è appena atterrato; la veste, ornata di un raffinato arabesco è ancora in movimento. Dalla bocca dell’Angelo fuoriescono lettere dorate in un antesignano dei moderni fumetti che corre verso la Vergine annunciando il lieto evento.

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    Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli

    Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli
    Filippo Lippi, Madonna col Bambino e due angeli
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Seduta su un trono di cui si scorge un bracciolo con cuscino, la Vergine contempla il Bambino intenta in un gesto di preghiera. Il viso è delineato da tratti di una dolcezza quasi malinconica, presagio del doloroso destino del figlio; il piccolo, coperto da fasce e sorretto da due angeli, volge amorosamente le braccia verso la madre.

    È la Madonna col Bambino e due angeli, l’opera più celebre di Filippo Lippi (1460-1465); punto di riferimento per le successive rappresentazioni della Vergine con il Bambino, è una rara opera autografa del Maestro.

    Sconosciute le circostanze che portarono alla committenza; un’opera riconducibile al periodo pratese in cui si riconoscono, nel volto della Madonna, i tratti di Lucrezia Butti, donna amata dell’artista.

    La scena della Lippina si apre su una finestra che lascia intravedere un paesaggio che spazia dai monti sino al mare; un condensato scenico in cui la serietà della Vergine è rotta dall’espressione giocosa dell’angioletto in primo piano che guarda lo spettatore.

    Leonardo da Vinci, Annunciazione

    Leonardo da Vinci, Annunciazione
    Leonardo da Vinci, Annunciazione
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Nel rigoglioso giardino di un palazzo rinascimentale, l’Arcangelo Gabriele saluta la Vergine offrendole un giglio, simbolo di purezza: siamo di fronte all’Annunciazione di Leonardo da Vinci (1472 circa), un delle primissime committenze del Maestro risalente al periodo in cui era ancora a bottega dal Verrocchio.

    L’Angelo è appena atterrato; le ali sono ancora spiegate anche se la veste cade pesantemente sull’erba; non ha ali da pavone come vorrebbe la tradizione ma di rapace. Di fronte, la Vergine, dietro ad un raffinato altare marmoreo su cui è poggiato un leggio, intenta a leggere le Sacre Scritture; una luce crepuscolare illumina Maria che alza il braccio sinistro in segno di accettazione del proprio destino.

    Curiosa la prospettiva del braccio destro della Vergine che appare troppo lungo; una probabile soluzione utilizzata da Leonardo per ovviare alla visuale prospettica dell’opera.

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    Piero della Francesca, Doppio ritratto dei duchi di Urbino

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    Piero della Francesca, Doppio ritratto dei duchi di Urbino
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Tra i ritratti più celebri del Rinascimento italiano, il Doppio ritratto dei duchi di Urbino di Piero della Francesca (1473-1475) raffigura i coniugi Federico da Montefeltro e Battista Sforza di profilo, secondo la tradizione quattrocentesca ispirata alla numismatica. Una tipologia di raffigurazione che riusciva a garantire l’estrema verosimiglianza dei soggetti rappresentati seppur privando le figure dei propri sentimenti e stati d’animo, costringendoli in una fissità quasi irreale.

    Anticamente collegati da un’unica cornice, i due sovrani sono oggi separati, illuminati dal chiarore della luce, che emergono da un paesaggio di derivazione fiamminga ispirato a quello ammirabile dalla torre occidentale del Palazzo Ducale di Urbino.

    Federico appare come una figura possente, incorniciato dalla veste e dal berretto scarlatti; il naso è adunco e richiama l’incidente occorso al sovrano in un torneo che gli aveva fatto perdere un occhio. Di fronte, Battista, fronte alta e pelle candida di un viso sormontato da un’elaborata acconciatura arricchita di perle e gioielli; dettagli che ne sottolineano lo status.

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    Sandro Botticelli, Primavera

    Sandro Botticelli, Primavera, 10 opere imperdibili Gallerie Uffizi
    Sandro Botticelli, Primavera
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Nove figure della mitologia classica incedono su di un prato fiorito posto davanti ad un bosco di aranci ed alloro: è la Primavera di Sandro Botticelli (vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi), uno dei capolavori più noti del Rinascimento italiano (1480).

    Una scena che si svolge in un giardino che appare come un paradiso terrestre ricolmo di fiori (ben 138 specie) in cui ogni elemento, ogni dettaglio, ogni personaggio è carico di significati simbolici: dal vento che gonfia le vesti, smuove le piante e dà origine alla vita, sino all’armoniosa danza che muove le Grazie.

    Sulla destra, in primo piano, Zefiro rapisce amorevolmente la ninfa Clori rendendola gravida. per mezzo del dolce abbraccio; più avanti questa è raffigurata nelle sembianze di Flora, dea della primavera, che cosparge il prato di fiori. Al centro della scena è Venere che sorveglia lo spettacolo; sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre, a sinistra, le Grazie muovono passi di danza intrecciando le braccia. Chiude la composizione Mercurio, il messaggero degli dei, che con il caduceo scaccia le nubi per garantire un’eterna primavera.

    Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni

    Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni
    Michelangelo Buonarroti, Tondo Doni
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    In una Firenze che pullula di grandi artisti, Michelangelo dipinge una Sacra Famiglia per celebrare probabilmente il matrimonio di Agnolo Doni, ricco mercante fiorentino, e Maddalena Strozzi (1504). Ma una volta completato il Tondo Doni (1505-1506), il mercante non vuole saperne di pagare al Buonarroti l’intero prezzo dell’opera commissionata; la pretesa, da buon commerciante, è quella di ricevere un sostanzioso sconto. Michelangelo, alterato ed offeso dalla richiesta, decide quindi di riprendere il Tondo Doni costringendo il mercante, in un secondo momento, a sborsare ben il doppio di quanto precedentemente pattuito.

    L’opera, racchiusa in una prestigiosa cornice lignea in cui sono presenti gli stemmi degli Strozzi, pone al centro la Sacra Famiglia con la Vergine in primo piano e il Bambino con San Giuseppe subito dietro in una costruzione che attinge alla scultura. Una struttura piramidale in cui le figure si torcono in movimenti a spirale dalla forte espressività.

    Tiziano Vecellio, Venere di Urbino

    Tiziano Vecellio, Venere di Urbino, Gallerie degli Uffizi
    Tiziano Vecellio, Venere di Urbino
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    All’interno di un palazzo nobiliare, una fanciulla giace nuda distesa su di un letto coperto da un candido lenzuolo: è la Venere di Urbino di Tiziano Vecellio (1538), opera emblematica che raffigura una giovane sposa in procinto di essere abbigliata per prendere parte al rito del “toccamano”, una sorta di cerimonia di consenso al matrimonio.

    Il richiamo alla Venus pudica è chiaro: la giovane guarda lo spettatore con occhi ammiccanti mentre con una mano tiene un mazzo di rose e con l’altra copre pudicamente il pube. Ai suoi piedi dorme un cagnolino, simbolo di fedeltà coniugale.

    L’ambientazione è raffinata e fa riferimento alle dimore patrizie della Venezia del Cinquecento; sullo sfondo si scorgono due ancelle affaccendate nel cercare l’abito giusto da far indossare alla Signora per la cerimonia.

    Il dipinto fu commissionato da Guidobaldo II della Rovere, rampollo del Ducato di Urbino che lo acquistò, dopo diverse peripezie, come “modello educativo” per la giovane moglie Giulia da Varano.

    Parmigianino, Madonna col collo lungo

    Parmigianino, Madonna col collo lungo, 10 opere imperdibili Uffizi
    Parmigianino, Madonna col collo lungo
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Una tenda rossa appena scostata fa da scenario ad una Madonna dalle slanciate fattezze che siede su un seggio ricolmo di cuscini; tra le sue braccia giace addormentato il piccolo Gesù raffigurato un un’età inusualmente avanzata: è la Madonna dal collo lungo di Parmigianino (1534-1540), uno dei dipinti più rappresentativi del Manierismo italiano. Una composizione dai tratti insoliti e ricca di allusioni e trasposizioni simboliche.

    Madre e figlio appaiono particolarmente slanciati in una ricerca accurata di eleganza e modernità da parte dell’artista. Poi la postura della Vergine e del Bambino che porta sul grembo, un chiaro riferimento alla Pietà di Michelangelo.

    Accanto alla Vergine una schiera di Putti, anche questi dalle slanciate fattezze; una croce appare su di un vaso che un angelo mostra alla Madonna, prefigurazione della Crocifissione. Sulla sinistra di Maria una colonna ne enfatizza le forme allungate e flessuose.

    Un’opera non finita commissionata da Elena Baiardi Tagliaferri per la chiesa di Santa Maria dei Servi a Parma; nel contratto Parmigianino si impegna a concludere la pala in cinque mesi, pena la cessione della casa di famiglia. Ma nel 1520, alla morte dell’artista l’opera giace ancora incompiuta.

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    Caravaggio, Medusa

    Caravaggio, Medusa, Gallerie degli Uffizi
    Caravaggio, Medusa
    (ph. Ilenia Maria Melis)
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Su di uno scudo da parata uno sguardo di terrore accompagnato da un grido agghiacciante fa da contorno ad una massa di serpenti aggrovigliati che ornano il capo di una donna: è lo Scudo con testa di Medusa di Caravaggio (1595-1598), dipinto ad olio, montato su uno scudo, commissionato dal cardinal del Monte per Ferdinando I de’ Medici. Un’opera straordinaria che il Cardinale volle regalare a Ferdinando per arricchire la sua collezione di armi e, al contempo, far conoscere a Firenze le doti straordinarie del suo protetto, Caravaggio.

    Simbolica la scelta del tema raffigurato, la Gorgone, allegoria della prudenza e della sapienza.

    Lo scudo si presenta come un condensato delle abilità pittoriche di Michelangelo Merisi da Caravaggio capace di annullare la convessità del supporto; la luce illumina la testa appena mozzata di Medusa; il volto è colto nel momento dell’agghiacciante urlo e gli occhi ancora sono vividi e spalancati per il terrore. Le serpi si muovono terribili nell’intreccio della capigliatura; uno schizzo di sangue fuoriesce dal collo mozzato raccontando in un’immagine l’atto appena compiuto da Perseo.

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    Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne

    Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne, Gallerie degli Uffizi
    Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne
    10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi

    Dio ha colpito per mano di una donna“; così recita nella Bibbia Giuditta, giovane ebrea di Betulia, dopo l’eroico atto che liberato il popolo di Israele dall’assedio dell’esercito di Nabucodonosor. Una storia riassunta nell’opera di Artemisia Gentileschi Giuditta decapita Oloferne (1620 circa).

    Oloferne, dopo aver mangiato e bevuto in abbondanza, giace inerme sul letto; è il momento per Giuditta di passare all’azione: la donna sottrae al condottiero la spada e, con la complicità dell’ancella, sferra il colpo mortale. Il sangue sgorga copioso andando ad imbrattare le lenzuola; Giuditta si scosta disgustata dall’orrenda visione cercando di preservare il prezioso abito. La complice non è colpita dall’evento e rimane impassibile, per nulla turbata, abituata a rapportarsi anche con le bestie.

    Il braccio destro dell’eroina è ancora alzato nel dinamismo del macabro gesto; la luce ne illumina la muscolatura tesa nello sforzo; un gesto che risalta sullo sfondo scuro rendendo ancor più cruento l’avvenimento.

    Una crudezza che ha creato diversi problemi ad Artemisia: il Granduca Cosimo II de’ Medici si rifiuta non solo di esporre l’opera in Galleria, ma anche di pagare l’artista. Solo l’intervento di Galileo Galilei assicura alla Gentileschi il compenso precedentemente pattuito.

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    La mia personale selezione delle opere da non perdere alle Gallerie degli Uffizi è giunta al termine; difficile non includere altri capolavori tra quelli esposti. Sicuramente noterete importanti assenze ma ho voluto fornire una breve guida alle opere degli Uffizi a cui dedicare un momento di contemplazione in più.

    E voi quali altre opere avreste inserito? Quali sono le vostre preferite?

    Ilenia Maria Melis

    Galleria degli Uffizi

    piazzale degli Uffizi, 6 – Firenze

    biglietto intero 20,00 Euro

    biglietto cumulativo di 5 giorni per Uffizi, Palazzo Pitti, Giardino Boboli 38,00 Euro

    www.uffizi.it

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    2 commenti su “10 opere imperdibili alla Galleria degli Uffizi”

    1. Inutile dire che le opere presenti agli Uffizi sono magnifiche!
      Ricordo quando andai in gita e li visitammo a fondo con il nostro prof. di storia dell’arte, che ci spiegava tutte le opere.
      Ho frequentato l’Istituto d’Arte, dunque era ed è un’emozione ogni qualvolta mi ritrovo davanti ad un’opera grandiosa (come lo sono quelle che hai elencato)… e che magari ho anche studiato!
      Sono d’accordo con tutte quelle che hai menzionato e, adorando Caravaggio, aggiungerei anche il Sacrificio di Isacco. Impressionante!

      1. Troppe ne avrei aggiunte ma ho voluto condensare quelle per me più emozionanti; è stata una scelta molto difficile, soprattutto perché quando ti trovi di fronte ad un’opera a lungo studiata nei libri non puoi non rimanere catturato dal suo magnetismo

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