A Palazzo Barberini in mostra Michelangelo a colori – Presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica in Palazzo Barberini un piccolo ma prezioso nucleo di opere che attestano un fecondo dialogo tra Michelangelo e i suoi seguaci; un interessante confronto tra le opere in mostra a Palazzo Barberini e i disegni michelangioleschi che ne ispirarono la realizzazione. Un gioco stimolante basato sulla doppia rappresentazione di temi sacri interpretati da Michelangelo Buonarroti e ripresi da pittori quali Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino e Jacopino del Conte.
Una piccola mostra che scaturisce dal prestito dall’Annunciazione di Lelio Orsi proveniente dal Museo Gonzaga di Novellara, in passato attribuita a Marcello Venusti. Una tavola dall’avvincente storia collezionistica accostata all’Annunciazione di Venusti dalla Galleria Corsini, una delle più importanti testimonianze della pala, andata perduta, che il pittore aveva dipinto per la Cappella Cesi di Santa Maria della Pace partendo da un disegno di Michelangelo.
Un viaggio tra le reinterpretazioni degli artisti del Cinquecento di opere michelangiolesche; un confronto tra i disegni in fac-simile di Michelangelo e le rese a colori che permette di meglio comprendere il processo creativo degli artisti.
Gli allievi di Michelangelo in mostra a Palazzo Barberini

A Palazzo Barberini in mostra Michelangelo a colori
Cartoni destinati ai suoi seguaci; così Michelangelo era solito fornire agli artisti della sua cerchia cartoni dai quali gli allievi attingevano prototipi grafici ed ispirazioni da tradurre i pittura. Opere dalle forti basi iconografiche, spesso abusate nel mondo dell’arte, ma che Michelangelo sapeva rielaborare in maniera intellettualistica intervenendo sul tema rappresentato con tocchi personali.
“Cartonetti”, schizzi e disegni; questo il lascito che sin da giovane Michelangelo (1475-1564) usava realizzare per i propri allievi che poi avrebbero, in un secondo momento, “colorito”. Fogli realizzati “per amore e non per obligo”, talvolta donati ad amici; opere che nella loro semplicità ed essenzialità riscossero un gran successo tra i contemporanei, sempre pronti ad accaparrarsi riproduzioni realizzate dalle opere del Maestro toscano.
Tra i principali interpreti di questi modelli è da menzionare il valtellinese Marcello Venusti (1512-1579), nella Capitale intorno al 1540, divenuto uno dei maggiori interpreti di Michelangelo ormai anziano.
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Marcello Venusti, oltre Michelangelo
“Copista”, così veniva considerato Marcello Venusti; un’etichetta che se da una parte oscurò la sua fase autonoma, dall’altra gli valse il riconoscimento quale principale divulgatore dei modelli michelangioleschi. Un legame con le opere del Maestro mitigato da una certa devozione nei confronti di Raffaello percepibile nelle affinità coloristiche ed espressive dei personaggi raffigurati nelle sue opere.
Di formazione mantovana, Venusti non partecipò ai cantieri romani, poco avvezzo alla tecnica dell’affresco; al contrario, si dedicò con costanza alla pittura ad olio, in particolare alla produzione di piccoli quadri votivi per collezioni private. Come sottolineato dal biografo romano Giovanni Baglione nelle Vite dei pittori scultori e architetti, Venusti era solito “colorire” i disegni del Maestro toscano facendone risaltare grazia e soavità. Caratteristiche ben evidenti nell’Orazione nell’orto di Venusti: pennellate leggere che disegnano sulla tavola sagome che compongono la scena come sul palco di un teatro. E poi i colori, vividi e decisi; cieli ricchi di sfumature iridescenti di chiara matrice michelangiolesca nella versione da Spoleto, più delicate in quella da Palazzo Barberini. Sperimentazioni di un artista sempre alla ricerca di nuove soluzioni; non semplici copie di uno stesso soggetto.

olio su tavola, cm 53×71
Spoleto, The Marignoli di Montecorona Foundation
A Palazzo Barberini in mostra Michelangelo a colori
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L’Annunciazione, Lelio Orsi e Marcello Venusti a confronto
Originaria probabilmente di Novellara e donata attorno al 1618 al cardinale Alessandro d’Este, l’Annunciazione di Lelio Orsi compare a Roma nel 1679 nella collezione del padre filippino Sebastiano Resta (1635-1714). Un’avvincente storia collezionistica che vede l’opera attribuita dapprima al Correggio, poi varcare i confini passando per Inghilterra e Paesi Bassi; dopo l’ennesima attribuzione errata, Federico Zeri riconduce l’opera alla mano di Lelio Orsi.

383 x 297 mm
New York, Pierpont Morgan Library
A Palazzo Barberini in mostra Michelangelo a colori
Un inatteso ospite abbaglia la Vergine che, sorpresa, volge lo sguardo verso la fonte di luce; nessuno oltre lei si accorge della visita dell’Arcangelo che con il dito indica l’Eterno. Un’iconografia che Orsi attinge dall’Annunciazione di Venusti, vista probabilmente durante il soggiorno romano dell’artista; un’ispirazione mutata da un nervoso guizzare delle membra e dei panneggi, animati da intense cromie. Piccoli cenni stilistici a cui si abbandona anche Venusti, che riproduce in versione ridotta la perduta pala Cesi dipinta per la chiesa di Santa Maria della Pace a Roma introducendo dettagli assenti nel prototipo michelangiolesco (sul tavolo Mosè con le tavole della Legge).
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Evidenze cromatiche che mettono in risalto momenti diversi della giornata; interpretazioni stilistiche di artisti alla continua ricerca di una cifra personale; riferimenti più o meno celati ad un’importante eredità artistica declinata in varianti che partono da modelli michelangioleschi per poi arrivare ad opere dense di richiami. Un Michelangelo a colori quello in mostra a Palazzo Barberini che, in un gioco di confronti, svela sfumature inedite di un grande del Rinascimento italiano.
Ilenia Maria Melis
Michelangelo a colori
Marcello Venusti, Lelio Orsi, Marco Pino, Jacopino del Conte
Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane, 13 – Roma
fino al 6 gennaio 2020
CATALOGO DE LUCA EDITORI D’ARTE

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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