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Canova. Eterna bellezza, la mostra a Palazzo Braschi

    Canova Eterna bellezza la mostra a Palazzo Braschi

    Il racconto dell’arte canoviana condensato in 13 sezioni che ripercorrono il contesto che lo sculture trovò giungendo nell’Urbe nel 1779. Un percorso che, attraverso ricercate soluzioni illuminotecniche, evoca l’atmosfera a lume di candela nella quale l’artista mostrava le proprie opere agli ospiti nell’atelier di via delle Colonnette a fine Settecento. Un evento culturale di primario rilievo, con importanti prestiti dai Musei Vaticani, dalla Gypsotheca e dal Museo Antonio Canova. Una rilettura di un passato divenuto rivoluzionario in una città che non sarebbe stata la stessa tra  Settecento e Ottocento.

    Canova, La Religione, Canova Eterna Bellezza mostra Palazzo Braschi
    Antonio Canova (1757-1822) La Religione, 1814/1815
    Gesso, 110x116x55 cm
    Roma, Accademia Nazionale di San Luca
    Canova Eterna bellezza, la mostra a Palazzo Braschi

    Una storia, quella di Antonio Canova (Possagno 1 novembre 1757 – 13 ottobre 1822), che si intreccia con una fulgida carriera iniziata in modo scoppiettante a soli ventisei anni con il successo internazionale del Monumento sepolcrale di Clemente XIV ai Santi Apostoli; una popolarità proseguita nel tempo, cresciuta nel tempo lasciando traccia nella maggiori corti e nelle principali dimore dell’aristocrazia europea. Ma la consacrazione avvenne per Canova a Roma, custode dell’antico e del bello, per poi diffondersi velocemente legittimando l’artista nel tempo.

    Una fama che non si fermò nemmeno di fronte ad idee rivoluzionarie: Canova era, infatti, protagonista della corrente artistica vicina ai rivoluzionari ed ufficializzata da un imperatore anticlericale. Un orientamento che non gli permise di trovare giusta collocazione per la colossale statua della Religione nella Roma restaurata di Pio VII; miglior fine, invece, per un altro ambizioso lavoro, l’Ercole e Lica, dapprima destinato a Napoli, poi a Verona, e finalmente tradotto in arte marmorea grazie al contributo di Giovanni Raimondo Torlonia.

    Non da meno gli incarichi attribuiti al Canova che lo videro coinvolto nella gestione e salvaguardia del patrimonio culturale, cariche generalmente ricoperte dall’aristocrazia o dal clero: Ispettore generale delle Belle Arti, Presidente della Commissione per gli acquisti di Antichità, Ambasciatore del Papa per il recupero delle opere d’arte in Francia sotto Napoleone.

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    Canova, Fauno Barberini, Canova Eterna bellezza mostra Palazzo Barberini
    Antonio Canova (1757-1822) Fauno Barberini, ante 1811
    Gesso, 200x130x130 cm
    Bologna, Accademia di Belle Arti di Bologna – Patrimonio Storico
    Foto di Luca Marzocchi
    Canova Eterna bellezza, la mostra a Palazzo Barberini

    L’arrivo di Canova a Roma nel novembre del 1779 sancisce la Capitale quale centro di un’arte moderna in competizione con l’arte antica. L’Urbe, con le sue rovine simbolo dei trionfi di un tempo, suscita nell’artista il desiderio di far rinascere l’Antico nel Moderno plasmando quest’ultimo attraverso il filtro dell’Antico. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, Canova rifiutò sempre di replicare sculture antiche reputandolo un lavoro indegno per un artista come lui capace di creare; per queste motivazioni non volle mai effettuare interventi di restauro su marmi antichi definendoli “intoccabili”.

    Quando nel 1798 i disordini iniziano a compromettere gli equilibri, Canova abbandona Roma; l’instaurarsi della Repubblica Romana comporta stravolgimenti anche nel mondo dell’arte: numerosi i capolavori che partono alla volta di Parigi, un danno indescrivibile. Ma l’avvento di papa Pio VII nel 1800 ristabilisce la situazione; supportato dal cardinale Ercole Consalvi, Segretario di Stato, individua in Canova la pedina giusta da giocare nello scacchiere europeo. A lui il gravoso compito di recuperare le opere d’arte sottratte dai Francesi: tornano finalmente a casa il Perseo trionfante e i due pugilatori Creugante e Damosseno.

    …non solo le Grazie guidavano la sua mano

    accarezzando i molli contorni delle membra voluttuose,

    ma che sentiva tutta la possa erculea

    per vibrar vigorosa la mazza sullo scalpello,

    e far volare le schege dei marmi dalle sinuosità risentite

    dei forti muscoli degli atleti, e dei combattenti”.

    (Leopoldo Cicognara, 1818)

    Canova, Creugante, Canova Eterna bellezza mostra Palazzo Braschi
    Antonio Canova, Creugante
    Marmo, 225x120x62 cm
    Città del Vaticano, Musei Vaticani
    © Mimmo Jodice
    Canova Eterna Bellezza la mostra a Palazzo Braschi

    Nominato dal Papa Ispettore delle Belle Arti (1802), Canova acquisisce pieni poteri sui beni da esportare: acquista, inoltre, di propria tasca, gli antichi cippi Giustiniani e li dona ai Musei Vaticani. Ma non tutto fila per il liscio: grande il rospo ingoiato per la partenza del Fauno Barberini verso Monaco nel 1819, frutto di una acerrima contesa con l’imperatore d’Austria Francesco I. Nel 1814 Canova viene incaricato di recuperare le opere sottratte nel Settecento e conservate a Parigi; una missione che porta, però, ad un parziale successo. Molte le opere rimaste in Francia; nonostante ciò, l’impresa vale all’artista il conferimento da parte del Pontefice del titolo di marche d’Ischia di Castro.

    Non andata a buon fine l’idea di dedicare a Pio VII la colossale statua della Religione, l’artista dirotta i fondi nella costruzione del Tempio di Possagno, suo luogo natale. Ma è in San Pietro che colloca un altro splendido capolavoro: il Monumento agli ultimi Stuart, opera finanziata dal governo britannico. Giovani alati discinti, che con volto dolente sostano ai lati della porta sbarrata che accede al sepolcro; allegorie allusive alla transitorietà della vita, della bellezza, angeli di una morte che spazza via ogni cosa.

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    • Antonio Canova, Danzatrice
    • Antonio Canova, Amorino alato

    Visioni d’arte che emergono in una tenue luce che rievoca le flebili candele che illuminavano le sculture nell’atelier dell’artista; sculture che prendono vita danzando mollemente accarezzate dalla luce. Accostamenti tra celebri capolavori che rendono onore ad un artista capace di far parlare la materia; ed è così che ci si trova in un dialogo tra l’Apollo del Belvedere ed il Gladiatore Borghese messi a confronto con il Perseo trionfante ed il Pugilatore Creugante.

    Un itinerario in cui provare fascinazioni fuori dal tempo, grazie al quale conoscere l’antica Roma con gli occhi di Antonio Canova; sculture e disegni testimonianza dell’attività grafica dello scultore. Bozzetti in terracotta, piccoli gessi, marmi e modelli in grande formato, calchi di sculture in un’antologica della produzione dell’artista. Un tuffo virtuale nell’atelier di Canova in via di San Giacomo, tappa obbligata un tempo per artisti, aristocratici e viaggiatori di passaggio nell’Urbe.

    E poi ancora busti commissionati ad illustri scultori per la trasformazione del Pantheon da chiesa dedicata a Santa Maria ad Martyres in tempio laico dedicato agli artisti; sculture dall’eccezionale qualità esecutiva come il Busto di Domenico Cimarosa, ora nella Protomoteca Capitolina.

    Storie d’amore rese in sculture capaci di raccontare favole dall’antica Grecia; impossibile non rimanere incantati di fronte all’abbraccio, reso eterno da Canova, tra Amore e Psiche stanti. Un’opera capace di emanare significati filosofici in una rielaborazione del mito che trascende i sensi. Un viaggio che si chiude con uno dei marmi più straordinari dell’artista, la Danzatrice con le mani sui fianchi da San Pietroburgo: un marmo che diventa carne, che non smette di danzare sulle note dei sogni.

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    Mimmo Jodice, Maddalena penitente, Canova Eterna bellezza mostra Palazzo Braschi
    Antonio Canova, Maddalena penitente
    Marmo, 95x70x77 cm
    The State Hermitage Museum, San Pietroburgo
    © Mimmo Jodice
    Canova Eterna bellezza la mostra a Palazzo Braschi

    Sguardi capaci di cogliere dettagli e sfumature quasi impercettibili per un normale osservatore; questo sono gli scatti di Mimmo Jodice, 30 fotografie attraverso le quali ammirare la visione dell’arte di Canova attraverso lo sguardo di un grande maestro della fotografia. Una mostra nella mostra che offre l’imperdibile occasione di accostarsi ad un grande artista del passato guidati dalla creatività di un grande artista contemporaneo.

    Ilenia Maria Melis

    Canova. Eterna bellezza

    Museo di Roma a Palazzo Braschi

    Ingresso da piazza Navona, 2 e da piazza San Pantaleo, 2 – Roma

    fino al 21 giugno 2020

    www.museodiroma.it  

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