I capolavori del Seicento a Palazzo Barberini in un nuovo allestimento – Riaprono al pubblico 10 sale situate nell’Ala nord del piano nobile di Palazzo Barberini; un nuovo percorso espositivo, una narrazione cronologica e tematica delle opere che mette in connessione il Palazzo con il suo prestigioso contenuto. Un tuffo nella pittura del Seicento che offre un punto di vista unico sulla potata rivoluzionaria della pittura di Caravaggio e della sua influenza in Italia ed in Europa.
Con i capolavori del Seicento nuove prospettive si aprono a Palazzo Barberini in un convergere di direttrici che vedono risorgere uno spazio espositivo di 550 mq, restaurato per l’occasione, in un proseguimento del lavoro di rinnovo iniziato lo scorso gennaio nell’ala sud del Palazzo e che il prossimo ottobre interesserà le sale dedicate al Cinquecento. Un progetto che vedrà la conclusione del 2021 con il riallestimento del piano terra di Palazzo Barberini.
Un intreccio tra le due ale del Palazzo dei Barberini, l’ala nord in cui vivevano il principe e sua moglie, e l’ala sud in cui viveva il Cardinale, inseguendo il fil ruoge dell’arte.
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Un tuffo tra i capolavori del Seicento di Palazzo Barberini

(foto di Alberto Novelli)
I capolavori del Seicento a Palazzo Barberini in un nuovo allestimento
Un tuffo nel Seicento passando per un Cinquecento che apre la visita con la pittura veneta dove i protagonisti sono tre grandi, Tiziano, Tintoretto e Veronese: artisti che perpetuano modelli e stilemi della grande scuola veneziana, ambiente in cui si formano anche personalità eccentriche e visionarie come Dominikos Theotokópoulos noto come El Greco (Candia 1541 – Toledo 1614), capace di segnare la fine del secolo con la sua arte. Il fautore di un verticalismo esasperato in figure che tendono tra cielo e terra in una connessione tra lume terreno e fulgore ultraterreno (El Greco, Battesimo di Cristo, 1596-1597); distorsioni forse dovute all’astigmatismo dell’artista.
E mentre la letteratura artistica cinquecentesca si impegna a codificare distinzioni e rapporti gerarchici tra i generi pittorici, i temi religiosi passano in secondo piano divenendo un pretesto per soffermarsi sulla qualità dei materiali che compongono gli oggetti. Nasce, così, la pittura di genere, un’arte dallo stile modesto in un tributo alla natura che trova in Bartolomeo Passerotti (Bologna 1529 – 1592) uno dei suoi rappresentanti (Bartolomeo Passerotti , Macelleria, 1578-1580).
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Da Annibale Carracci ai paesaggi Mattei

Olio su rame su tavola, 43,8 x 31,2 cm (chiuso)
(foto di Alberto Novelli)
I capolavori del Seicento a Palazzo Barberini in un nuovo allestimento
Lo sguardo affranto della Maddalena fissa i corpi distesi di Maria accanto a quel figlio eburneo la cui bellezza non è stata scalfita dai colpi violenti della Passione; rappresentazione dell’afflizione, Maria è sorretta esanime da Giovanni. Un dolore fisico che trasuda in ogni dettaglio, uno struggimento interpretato da Carracci in un modo intimo, in gesti semplici come l’accostarsi del volto di una madre a quello di un figlio (Annibale Carracci e Innocenzo Tacconi, Tabernacolo con la Pietà, santa Cecilia e sant’Emenegildo, san Michele, Angelo custode, Cristo e Dio Padre, 1603 circa).
Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento gli artisti smettono di lavorare su committenze dando inizio ad una pittura di genere che porterà alla nascita della pittura di paesaggio ed alle nature morte. Una specializzazione professionale che emerge in un momento di particolare fermento del mercato; una svolta probabilmente favorita dai dettami del Concilio di Trento (1545-1563) che ribadiva come la bellezza della natura fosse espressione della creazione divina. Un genere largamente apprezzato a Roma che vede negli eruditi membri del collegio cardinalizio i maggiori estimatori; tra i nuovi mecenati spicca il nome di Federico Borromeo (1564-1631), una delle principali figure religiose del periodo.

(foto di Alberto Novelli)
I capolavori del Seicento a Palazzo Barberini in un nuovo allestimento
Le superfici dedicate ai paesaggi aumentano abbandonando i piccoli formati; ed è in questo contesto che si inseriscono i paesaggi Mattei, raffigurazione dei feudi della famiglia con riprese realistiche dal vero, esposti in perfetta risonanza con i soffitti della sala in un accordo armonioso in cui il paesaggio diventa il vero protagonista dell’immagine.
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Da Caravaggio ai caravaggisti fino a Guido Reni

Olio su tela, 145 x 195 cm
(foto di Alberto Novelli)
I capolavori del Seicento a Palazzo Barberini in un nuovo allestimento
La frattura artistica derivata dalla presenza di Caravaggio a Roma nei primi anni del XVII secolo segna la nascita di un nuovo linguaggio, inedito e provocatorio, segnato da luci ed ombre; un mettere in gioco i tradizionali limiti dello spazio dipinto che obbligano lo spettatore a partecipare alla composizione andando oltre la contemplazione dell’opera. Una pittura che affascina ed al contempo infastidisce, come quella testa del generale assiro Oloferne da cui zampilla copioso il sangue; una morte in movimento fissata nel culmine dell’azione drammatica (Michelangelo Merisi detto Caravaggio, Giuditta decapita Oloferne, 1600 ca). Una fascinazione che apre le porte ad una spietata concorrenza in una fusione di emulazione e rivalità declinata secondo interpretazioni personali (Orazio Borgianni, Sacra famiglia con santa Elisabetta, san Giovannino e un angelo, 1609-1610).
Le novità introdotte da Caravaggio e dai suoi seguaci ed imitatori contribuiscono ad ampliare il mercato dell’arte; ciò facilita un fenomeno di specializzazione che immette sul mercato stilemi che delineano una nicchia. È il caso della cosiddetta pittura a lume di note, un genere indagato dai maestri nordici attivi a Roma ed in Italia, in cui l’esplorazione dei suggestivi effetti prodotti da candele o simili produce scene dalla ricercata drammaturgia.

Olio su tela, cm 64,5 x 48
(foto di Alberto Novelli)
I capolavori del Seicento a Palazzo Barberini in un nuovo allestimento
L’arte del primo trentennio del XVII secolo è un pullulare di indirizzi difformi; un trionfo di interessi, curiosità e gusti eclettici in cui si inseriscono il diligente disegno e la compita eleganza di Guido Reni. Una bellezza sacra celebrata nella Maddalena penitente (1631-1632), così elegantemente patetica, misuratamente sensuale, o nel corpo mollemente abbandonato del Putto dormiente (1627-1628). Ed è in questo contesto che si inserisce anche il presunto ritratto di Beatrice Cenci, già attribuito a Guido Reni, ma in cui è stato riconosciuto un anonimo ritratto di fanciulla, forse in veste di Sibilla, opera della bolognese Ginevra Cantofoli.
Ilenia Maria Melis
INFO: Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13 – Roma
biglietto intero, 12,00 Euro

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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