I colori dei Romani in mostra alla Centrale Montemartini – Dopo una lunga pausa, la Centrale Montemartini riapre al pubblico inaugurando una nuova mostra dedicata all’ampia selezione di mosaici delle Collezioni Capitoline, ad oggi poco conosciuta: i Colori dei Romani, una fitta trama di tessere per un interessante racconto della città di Roma attraverso i contesti di rinvenimento di opere eccezionali.
Fino al 15 settembre 2021 i Colori dei Romani si mostrano alla Centrale Montemartini con un tessuto di piccole tessere colorate che raccontano al pubblico la storia della città di Roma; affreschi e sculture si accostano alle variopinte, quanto affascinanti, composizioni musive offrendo uno spaccato della società romana in un periodo compreso tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C. Un alternarsi di colori e motivi decorativi che presenta un viaggio tra le scelte iconografiche, il gusto e le esigenze dei committenti del tempo.
Una ricca documentazione d’archivio che, attraverso acquarelli e disegni, testimonia il clima e le circostanze che condussero alle scoperte; tracce di un fervore urbanistico che caratterizzò la storia di Roma tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando in città, rispondendo alle nuove esigenze dettate dallo status di Capitale, fu scritta una delle pagine più interessanti dell’archeologia romana.
LEGGI ANCHE 5 musei poco conosciuti da visitare a Roma
L’origine del mosaico
“I pavimenti ebbero origine in Grecia e furono abbelliti con arte analoga alla pittura“; così dichiarava Plinio il Vecchio attribuendo ai Greci l’origine dei pavimenti musivi. Mosaico, un termine la cui origine rimane incerta; forse un riferimento a quell’opera degna delle muse propria delle decorazioni applicate alle grotte di ninfe e muse.
È nei ciottoli colorati, però, che va ricercato il suo antecedente; composizioni in cui i ciottoli erano utilizzati senza essere tagliati o lavorati. Il passaggio alla tecnica del tessellato avviene nel III secolo a.C.; un esempio, il pavimento con scene dall’Iliade presente sulla nave Syrakusia progettata da Archimede e donata da Gerone II di Siracusa a Tolomeo III d’Egitto. Una tecnica attestata, secondo le fonti, anche a Roma già nel III secolo a.C. che si accosta ai pavimenti realizzati in cocciopesto.
Piccole tessere dalle molteplici sfumature cromatiche che rendevano il risultato finale simile alla pittura. Decori che viravano dal bianco e nero sino a tingersi di colore, testimoni di una raffinata capacità tecnica.
Ma se il pavimento decorato vede la sua nascita in ambito greco, il mosaico parietale può essere ritenuto a tutti gli effetti un’invenzione romana; un modello decorativo che nasce dall’usanza di decorare con conchiglie, concrezioni marine e frammenti di marmo e vetro le grotte e i ninfei dei giardini di tarda età repubblicana. Colori e trasparenze esaltate dalla presenza dell’acqua in un variopinto concerto di luci e cromie.
È il I secolo a.C. quando l’impiego di tessere vitree dà vita all’opus musivum: un tipo di decorazione che si concentra nell’Italia centrale, tra Lazio e Campania, dove si utilizzano materiali diversi, dal vetro al blu egiziano.
Non solo decorazioni, però: frequente anche nei contesti funerari la presenza di mosaici che potevano rispondere al gusto del committente, ma anche semplicemente attenersi al repertorio figurativo sepolcrale tra miti e narrazioni eroiche. Non mancano fiori e frutta, allusioni alla ciclicità delle stagioni della vita.
LEGGI ANCHE Il sepolcro di Eurisace, la tomba del fornaio a Roma
I mosaici delle Collezioni Capitoline
La Collezione Capitolina di mosaici romani vede la propria nascita tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento come conseguenza dei lavori di urbanizzazione di Roma, nuova Capitale d’Italia. Un fermento che vuole dotare la città di infrastrutture pubbliche incrementando, tra l’altro, l’edilizia abitativa; lavori che portano al recupero di reperti tra i quali spiccano statue e mosaici attinenti le decorazioni di case ed edifici pubblici. Un’abbondanza di ritrovamenti che non viene ospitata solo dai musei, confluendo spesso, per mancanza di spazi espositivi, all’interno dei depositi; uno tra tutti, il magazzino archeologico del Celio.
Ed è proprio dal Celio che proviene uno dei mosaici più antichi esposti in mostra, il grande mosaico policromo a cassettoni scoperto presso la Villa dei Casali; un viaggio che procede sino alle opere musive più recenti (IV secolo d. C.), come quella con busto di stagione, ornamento pavimentale di un edificio di proprietà dell’imperatore Gallieno.
Tra le opere in mostra, un eccezionale mosaico parietale con la scena di partenza di una nave dal porto che ornava la domus di Claudius Claudianus, dimora che sorgeva sul Quirinale nella seconda metà del II secolo d. C. Non solo abitazioni private per i mosaici, ma anche luoghi sacri: un esempio, la Basilica Hilariana, sede del collegio dei sacerdoti addetti al culti di Cibele Attis al Celio, dove era possibile ammirare composizioni raffiguranti frutti, animali e pavoni, uccelli sacri a Dioniso, chiaro riferimento alla vita oltre la morte.
Colori dei Romani. Mosaici dalle Collezioni Capitoline
Centrale Montemartini
via Ostiense 106 – Roma
fino al 15 settembre 2021
biglietto intero 10,00 Euro
Catalogo Campisano Editore

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
Per maggiori info ABOUT