I Macchiaioli in mostra a Palazzo Zabarella a Padova – Ottocento e primo Novecento italiano in mostra al Palazzo Zabarella di Padova con i capolavori dei Macchiaioli; un filone che si rinnova a quasi sedici anni dalla grande mostra allestita in queste stesse sale. Una nuova rassegna che vuole riaccendere i riflettori su un movimento che alla sua nascita non trovò il giusto riconoscimento ma che ha cambiato il modo di vedere e rappresentare la realtà. Oltre 100 capolavori che incarnano lo spirito di un’Italia appena nata raccontando, attraverso le emozioni pittoriche, un uomo pronto a vivere qualsiasi difficoltà.
I Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge in mostra a Palazzo Zabarella a Padova in un’esposizione che getta nuova luce sul movimento della macchia; nuovi studi che offrono l’opportunità di ammirare opere appartenute ai primi sostenitori di questi giovani artisti dimenticati e finalmente salvati dall’oblio. Personaggi che ne hanno compreso la rivoluzione visiva e l’audacia nel rappresentare la realtà in una versione edulcorata, visto anche il difficile periodo storico successivo all’Unità d’Italia. Una prospettiva oggettiva con gli occhi di chi seppe incoraggiare il movimento sostenendo anche economicamente gli artisti, acquistandone le opere: un movimento che è possibile chiamare gli amici dei Macchiaioli. Scene di realtà quotidiana, di lavoro domestico nei campi; un mondo restituito grazie a dipinti noti e meno noti di un movimento artistico che ebbe un ruolo fondamentale nel grande realismo europeo.
Tra i sostenitori dei Macchiaioli fu anche l’intellettuale e critico Diego Martelli, colui che probabilmente comprese più di tutti la pittura del movimento; nella sua tenuta di Castinglioncello i Macchiaioli, complice la luce straordinaria che illuminava una natura pressoché intatta, crearono i loro quadri più belli. Accanto a Martelli anche altri intellettuali come Gustavo Uzielli e Alvaro Angiolini, tra gli antesignani del collezionismo.
Il movimento dei Macchiaioli
Sperimentazione e ricerca di maggiore aderenza alla realtà, questo quanto si nasconde dietro al movimento della macchia intorno alla metà dell’Ottocento; un forte desiderio di rivoluzione, di rompere canoni di quell’insegnamento accademico legato alla maniera dei grandi maestri del passato. Sfumature d’arte che sono alla base delle prime ricerche di un gruppo di artisti che in Toscana comprendono l’importanza di descrivere la vita quotidiana studiando dal vero l’effetto della luce sulle cose e sulle persone.
Eredità permeate dal Rinascimento, a cui si aggiungono valori ideali e aspirazioni patriottiche delle classi più elevate. Nasce così un gruppo di artisti progressisti che ha come luogo d’incontro il Caffè Michelangelo di Firenze; tra i nomi più noti, Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Cristiano Banti e Giovanni Boldini.

olio su tela, cm. 60×96
Collezione privata
I Macchiaioli, Capolavori dell’Italia che risorge
Una pittura fatta di forti contrasti luminosi resi con pennellate rapide; da qui il termine “macchia“. Una tecnica già utilizzata da Giorgione e Tiziano che lavoravano senza disegno preparatorio, sovrapponendo chiari e scuri con stesure rapide e poco precise del colore; macchie capaci di rendere le impressioni che gli artisti carpiscono dall’osservazione dal vero e che, accostate le une alle altre, ottengono gli effetti desiderati.
Una pittura che predilige la rappresentazione dei paesaggi di cui la campagna toscana, con le sue molteplici sfaccettature, sa regalare; terre rese con infinite gradazioni di colore, paesaggi e volti capaci di assorbire la luce e le sue molteplici sfumature giornaliere. Cromie multiformi che evocano immagini quotidiane, specchio di una media borghesia nascente e di un popolo sempre al lavoro.
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Capolavori dell’Italia che risorge
Luce, sole, nuvole, donne assorte nel cucito, giovani sposi colti in uno dei giorni più belli della propria vita: immagini di un’Italia ancora incompiuta ma ben riconoscibile, con un’identità ben delineata. Uno spirito incarnato nell’arte dei Macchiaioli, spavaldi, liberi ed entusiasti della propria pittura; originali e rivoluzionari idealisti allineati con il proprio tempo. Un tempo che li vede impegnati nella rappresentazione della quotidianità, di emozioni e valori altrimenti smarriti.
Una realtà fatta di chiaroscuri, di pennellate luminose e guizzanti, di dense macchie di luce che condensano sensazioni scaturite dall’osservazione di paesaggi ed esseri umani. Sperimentazioni declinate con la macchia in sorprendenti variazioni di toni e bagliori.

olio su tela, cm. 35×25
Viareggio, Istituto Matteucci
I Macchiaioli in mostra a Palazzo Zabarella a Padova
Un mondo complesso che ha rischiato di cadere nell’oblio; e se ciò non è accaduto si deve alla lungimiranza e alla sensibilità di quanti contribuirono a incoraggiare e sostenere, non solo economicamente, i Macchiaioli. Artisti non compresi, emarginati dalla critica ufficiale e dal pubblico per la loro audace rivoluzione e per il loro modo nuovo di guardare alla realtà.
Ed è proprio sui cosiddetti fiancheggiatori che si basa la mostra che Palazzo Zabarella dedica ai Macchiaioli; un mondo di mecenati e collezionisti che accolsero il movimento della macchia acquistandone i capolavori, collezionandone le opere. Un viaggio tra i primi collezionisti che getta nova luce su una serie di dipinti fondamentale per ricostruire il movimento dei Macchiaioli.
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La macchia in mostra a Palazzo Zabarella
Una mostra differente dalle altre dedicate al movimento dei pittori toscani che, grazie ad accurate ricerche, offre l’opportunità di ammirare le opere appartenute a coloro che furono i primi sostenitori dei Macchiaioli; personaggi che compresero la rivoluzionaria visione artistica e condivisero la lotta volta a favorire, con un nuovo modo di rappresentare la realtà, la nascita di una società migliore. Mercanti, intellettuali, dame colte e sensibili, volti di un mondo restituito nelle opere dei Macchiaioli esposte a Palazzo Zabarella.
Una mostra che prende inizio da un personaggio di primordine tra i sostenitori del movimento, Diego Martelli, intellettuale e critico che tra tutti meglio comprese la novità della pittura dei Macchiaioli; riuniti nella sua tenuta di Castiglioncello, questi diedero vita a pregevoli capolavori. Da non dimenticare il brillante scienziato ed intellettuale Gustavo Uzielli e il giovane letterato Ugo Ojetti che, alle soglie del Novecento, diede inizio alla rivalutazione storiografica dei pittori della macchia.
Critici e letterati a cui si aggiungono quelli che saranno i più numerosi sostenitori della macchia, gli amici e i mecenati dei Macchiaioli; una schiera di alta estrazione sociale di cui fecero parte la baronessa Fiorella Favard de l’Anglade, Isabella Falconer e Maria Ottavia Vettori Medici, colpite dai quadri di Telemaco Signorini.

Olio su tela, cm. 119×64
Livorno, collezione Angiolini
I Macchiaioli in mostra a Palazzo Zabarella a Padova
Sono gli anni dell’Italia unita quando la pittura dei Macchiaioli inizia a coinvolgere, oltre alle dame dell’aristocrazia toscana, anche personalità illustri della borghesia e delle professioni che dimostrano un gusto estetico fuori dal comune, accostandosi al movimento della macchia. Un impegno collezionistico in cui si distinsero nomi come Alessandro Magnelli, Angiolo De Farro e Enrico Checcucci. Non solo amici, mecenati e collezionisti, ma anche pittori a sostegno dei Macchiaioli, seppur più orientati nella propria arte ai gusti ufficiali; eccezion fatta per il macchiaiolo Cristiano Banti che, divenuto ricco, acquistò i dipinti dei colleghi meno fortunati.
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olio su tela, cm. 38×110
Livorno, collezione Angiolini
I Macchiaioli in mostra a Palazzo Zabarella a Padova
Tra i principali artefici della fortuna dei Macchiaioli fu Giacomo Molena che scommise sul talento di Signorini; e ancora, Pilade Mascelli, esperto di letteratura francese e frequentatore di Giovanni Pascoli.
Tinte soffuse, cromatismi morbidamente brillanti; sperimentazioni luministiche dell’elemento vitale per la macchia, la luce. Esaltazioni di attimi di quotidianità costruiti attraverso l’osservazione diretta del mondo reale. Ambientazioni suggestive che esplodono di colori riassumendo la gioia di vivere; sguardi inediti di una porzione di realtà resa così come l’occhio è capace di catturarla. Scorci che non vogliono essere niente più di ciò che sono.
Ilenia Maria Melis
I Macchiaioli
Capolavori dell’Italia che risorge
Palazzo Zabarella
via degli Zabarella, 14 – Padova
fino al 18 aprile 2021
CATALOGO MEDIAGRAF

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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Mi piace molto la pittura macchiaiola e vedo che Padova ospita non solo la mostra su Van Gogh ma anche questa: un motivo in più per visitare un capoluogo di provincia meraviglioso!
Padova è una città ricca di bellezze culturali e merita senza dubbio una visita
Una corrente artistica che forse non ha avuto il successo che meritava. Di Fattori ho visto anni fa alcune opere esposte al Pitti 🙂
Poco conosciuta come corrente ma veramente sorprendente; chiunque ammiri le opere dei Macchiaioli se ne innamora