Il borgo fantasma dell’Antica Monterano – A nord di Roma, nella Tuscia, un borgo fa parlare di sé per i suoi suggestivi scorci che furono sfruttati quale set cinematografico in noti film, da Ben Hur a Il Marchese del Grillo: è l’Antica Monterano, cittadina arroccata sulla piana sommitale di un’altura tufacea nel territorio di Canale Monterano. Ma cosa ha di misterioso questo borgo? Scopriamolo insieme.
Una strada sterrata in una giornata soleggiata che, sfiorati da una natura selvaggia, ci conduce verso rovine che sembrano annunciare quello che appare come un borgo fantasma; e poi d’improvviso, la chiesa di San Bonaventura dell’Antica Monterano, luogo magico scelto da registi e sceneggiatori nelle loro pellicole.
È lo scorcio che non ti aspetti, che ti sorprende con una bellezza non scontata, mai annunciata nel corso di quello che sembra essere un cammino, un percorso di rinascita che ritempra gli occhi e l’anima. Ma questa è l’Antica Monterano, o almeno ciò che ne rimane: un agglomerato di rovine accarezzate dalla natura che narrano la storia di un luogo in cui i racconti si perdono nel tempo. Una bellezza decadente che custodisce ancora capolavori d’arte di inestimabile valore.
Scopriamo insieme cosa ci riserva questo borgo fantasma della Tuscia a poche decine di chilometri da Roma.
Antica Monterano, cenni storici

(ph. Ilenia M. Melis)
Il borgo fantasma dell’Antica Monterano
Le origini di Monterano vanno ricondotte agli Etruschi che consacrarono l’area di Manziana e di Canale Monterano al dio dell’oltretomba Math, forse ispirati dall’aspetto tetro della zona caratterizzata da fitti boschi e polle di acqua sulfurea.
Successivamente alla conquista di Veio (396 a.C.) e al sacco gallico (390 a.C.), il territorio entrò nella dominazione di Roma; una supremazia che fu rafforzata, nella seconda metà del III secolo, con la realizzazione della via Clodia che transitava nei pressi di Monterano.
Con la caduta dell’Impero Romano, anche a causa delle continue incursioni barbariche, il territorio circostante venne progressivamente abbandonato in favore di Monterano, sito ritenuto più facilmente difendibile. La situazione, però, peggiorò con la dominazione longobarda che impoverì ulteriormente la popolazione fin quando gli abitanti delle zone limitrofe, esasperati dalle ricorrenti scorrerie germaniche, non decisero di trasferirsi a Monterano abbandonando le proprie terre.
Nuove strade sorsero nell’abitato che, ampliato, venne dotato di solide mura; Manturianum divenne così uno dei centri più importanti dell’area Sabatina. Una condizione che perdurò sino al X secolo quando iniziò ad attestarsi una lenta ma continua decadenza: pochi gli abitanti che rimasero nel borgo oltre al signore del castello.
Acquistato dagli Orsini nel Cinquecento, Monterano rinacque però con la famiglia degli Altieri; la nuova proprietà arricchì il borgo di costruzioni e progetti, alcuni dei quali affidati ad illustri artisti e architetti: uno tra tutti, Gian Lorenzo Bernini. Con la morte di papa Clemente X Altieri, l’Antica Monterano attraversò un nuovo periodo di difficoltà. Ma il flagello più grande era dietro l’angolo: nel 1770 un’epidemia di malaria decimò, infatti, buona parte della popolazione.
E non finisce qui: nel 1799, sfruttando il pretesto della lite tra Monterano e Tolfa, le truppe francesi saccheggiarono e distrussero il paese spingendo gli ultimi abitanti ad abbandonare un sito ormai in rovina per confluire nei centri vicini e nell’adiacente sito di Canale Monterano.
Da allora il sito dell’Antica Monterano domina il territorio con il suo carattere spettrale che le è valso l’epiteto di città fantasma della Tuscia. Un fascino che, sin dagli anni Cinquanta, ha spinto registi e sceneggiatori a sceglierlo come location per importanti pellicole; solo per citarne alcune, Ben Hur, Brancaleone alle crociate, Il Marchese del Grillo e Lady Hawke.
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Il Palazzo Ducale e la Fontana del Leone

(ph. Ilenia M. Melis)
Il borgo fantasma dell’Antica Monterano
La prima evidenza storica che si incontra muovendosi tra la vegetazione verso il borgo di Monterano è rappresentata dall’antico acquedotto romano: un imponente portale che sembra segnare il varco verso il borgo fantasma con il suo doppio impianto di arcate che valicano la valle.
E poi ecco che si delinea il profilo del Palazzo Ducale, il Castello Orsini-Altieri, l’edificio più imponente del borgo, dove un tempo sorgeva la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Una sfilata di alte mura punteggiate di finestre, prive di imposte, in cui la luce filtra disegnando costellazioni luminose sulle alzate ormai segnate inesorabilmente dal tempo. Un castello che, per volere degli Altieri, fu riprogettato per assumere le sembianze di palazzo ducale; ad assolvere i desideri del signore, Gian Lorenzo Bernini che intervenne decorando la parete esterna del palazzo con una capricciosissima fontana: sulla sommità di una scogliera, un leone percuoteva uno sperone roccioso con le zampe, facendo zampillare l’acqua che precipitava tra gli scogli raccogliendosi in una vasca sottostante (seconda metà del Seicento).
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La chiesa di San Rocco

(ph. Ilenia M. Melis)
Il borgo fantasma dell’Antica Monterano
Adiacente al palazzo ducale, si può scorgere un edificio absidato, con due cappelle laterali, ormai privo di copertura: è la chiesa di San Rocco dedicata al protettore dei malati di peste. Qui, solo nel giorno dedicato al Santo (il 16 agosto), si officiava la messa; fatto che autorizzò Angelo Altieri a demolirla nel 1677.
La chiesa di San Bonaventura dell’Antica Monterano

(ph. Ilenia M. Melis)
Il borgo fantasma dell’Antica Monterano
Proseguendo il nostro cammino, eccoci giungere nell’edificio simbolo dell’Antica Monterano, che abbiamo potuto scorgere in lontananza sin dall’inizio della nostra escursione: la chiesa di San Bonaventura. A commissionare il progetto, ancora una volta a Bernini, Angelo Altieri che progettò la costruzione dell’importante centro religioso nelle vicinanze del castello. Qui si insediarono i frati Agostiniani scalzi che si presero cura degli abitanti di Monterano.
Un tempo l’elegante architettura vantava decorazioni di pregio di cui, però, non rimane traccia alcuna; ma già ammirando la facciata, di fronte alla quale campeggia un’ampia fontana ottagonale, è possibile intuire il tenore degli interni. Varcato l’ingresso della chiesa, si accede agli ambienti interni: qui si staglia un imponente fico che con le sue fronde crea giochi di luce ed ombra carichi di suggestioni. Le pareti, ormai spoglie e logorate, si popolano di piante che, come morbidi tendaggi, ornano la chiesa.
Nulla resta a raccontare ciò che è stato; eppure è impossibile non lasciarsi attrarre dai pertugi che si aprono intorno a noi, dagli spicchi di cielo che sovrastano le nostre teste, da quella curiosità che spinge ad esplorare le piccole cappelle che si aprono ai nostri lati. Narrazioni offuscate di fasti lontani logorati dal tempo che si popolano ormai solo di una rigogliosa vegetazione.
Questa breve escursione che ci ha condotto tra i sentieri della città fantasma di Monterano è giunta purtroppo al termine lasciandoci gli occhi trasognanti e il ricordo di un viaggio che ha dell’incanto.
A questo punto sono curiosa di sapere se conoscete altre città fantasma; raccontatemelo nei commenti.
Ilenia Maria Melis

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
Per maggiori info ABOUT
Sono assolutamente affascinata dai borghi fantasma. Ce ne sono molti dislocati in tutta Italia, ma questo alle porte di Roma non lo conoscevo proprio. Qui in Veneto, in provincia di Belluno c’è il borgo fantasma di Fumegai. Trovandosi in mezzo al bosco, Fumegai ha un aspetto ancora più spettrale. Sembra che le persone che lo abitavano siano scomparse come per magia, perché all’interno dei ruderi delle case si possono trovare ancora gli oggetti di uso comune (stoviglie, coperte, soprammobili), lasciati sulle tavole, sui letti… incredibile!
Non conoscevo Fumegai; me lo segno e lo vado subito a cercare perché mi ha incuriosito moltissimo. Sembra il ritratto di un borgo fantasma con tutte le caratteristiche
In Italia non ho mai avuto occasione di vedere questi magici borghi fantasma. Mi è capitato all’estero di vedere un riallestimento di un antico paese di minatori, ma era davvero molto pensato per i turisti. Direi fuffa alla stato puro.
In Italia ce ne sono diversi; magari prossimamente scrivo anche un post dedicato
Per me le città e i borghi fantasma hanno sempre fascino. Recentemente ne ho visitati due in Basilicata. Uno è Craco, una delle ghost town più belle e famose, e una è Alianello, scoperto un po’ per caso lungo la strada verso Aliano.
Craco è famoso, l’altro invece non lo conoscevo. In passato ne ho visitati alcuni in Umbria, scoperti per caso, più abbandonati che fantasma, e a volte è un vero peccato