Il classico si fa pop: il collezionismo dal Grand Tour ad oggi – Doppia sede per Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci, esposizione tra Palazzo Massimo alle Terme e Crypta Balbi che garantisce un viaggio tra gusti, mode e forme dell’antico, dall’età classica al Grand Tour, giungendo sino al giorno d’oggi.
Il classico si fa pop: il collezionismo dal Grand Tour ad oggi, un mostra che, con l’ausilio della tecnologia, racconta l’evoluzione del gusto per il souvenir; giochi di luci ed ombre che moltiplicano ed amplificano le forme dei protagonisti della storia del collezionismo.
Come nasce una mostra

Era l’autunno del 2010 quando a Roma, in via Urbana 152, iniziava uno scavo che avrebbe portato alla luce una millenaria stratificazione; a questa si aggiunse il ritrovamento di una storica fabbrica di biscuit riconducibile a Giovanni Volpato, considerato l’inventore dei souvenir classicheggianti. Oltre 1200 frammenti per una delle più vaste testimonianze dell’attività produttiva dell’inizio dell’età industriale. Manufatti in cui spiccano i temi ornamentali che riconducono a manifatture inglesi ed italiane.
Una moda, quella del souvenir anticheggiante, che nel tempo costituì un forte stimolo per la crescita economica della Capitale estendendo la sua diffusione in tutta Europa sino a divenire un affermato modello culturale.
Il Grand Tour e la nascita del souvenir

Tutto nasce in un atelier del rione Monti a Roma, quello di Giovanni Trevisan (1735-1803), detto il Volpato, noto artista ed incisore, amico di Antonio Canova e Angelica Kaufmann. Un artista poliedrico e raffinato, dai gusti eleganti che vantava una clientela d’élite: Gustavo III di Svezia e l’imperatrice Caterina II di Russia.
Al loro arrivo in Italia i viaggiatori del Grand Tour erano accolti da ciceroni che agevolavano i loro soggiorno appagando il desiderio di riportare in patria frammenti dal sapore antico. Un’incessante richiesta di souvenir a cui rispose un esercito di artigiani e artisti che realizzavano prodotti diversificando l’offerta.
Frammenti di antico che alimentavano il ricordo del viaggio in Italia nutrendo un lucroso mercato. Una moda il cui eco si avverte ancora al giorno d’oggi con oggetti ordinari venduti nelle bancarelle cittadine, ma anche oggetti di elevata qualità ispirati all’antico: come non citare le ceramiche disegnate da Giò Ponti o i calembour classicheggianti di Piero Fornasetti recentemente celebrati con una mostra a Palazzo Altemps.
Anticomania tra scavi e pasticci

Sin dalla metà del Settecento Roma era un brulicare di eruditi, artisti, collezionisti e mercanti d’arte desiderosi di riportare alla luce tesori dall’antichità. In questo cantiere a cielo aperto che era divenuta l’Urbe, gli artisti concorrevano tra loro per accaparrarsi i migliori compratori: Piranesi fabbricava pastiches, Volpato sculture; Cavaceppi restaurava ed integrava sculture antiche.
Un fermento che vedeva nobilitare nuovamente l’arte classica a discapito di quella barocca. Un movimento che può essere facilmente compreso rileggendo le parole di Winckelann divenute il manifesto del Neoclassicismo: “L’unica via per diventare grandi, e, se possibile, inimitabili, è l’imitazione degli antichi”.
Tra gli artisti artefici di questo rinnovamento dell’arte classica, Antonio Canova fu probabilmente uno dei maggiori esponenti: modelli che attraversano il tempo, icone di bellezza come l’Apollo e la Paolina Borghese, o di sensualità androgina come l’Ermafrodito dormiente.
Il classico si fa pop: la mostra

Il bisogno di possesso di oggetti classicheggianti si traduce in produzioni seriali che si dilatano nel tempo diversificandosi ed arrivando alla contemporaneità. Un concetto, quello della moltiplicazione, messo ben in evidenza dall’apparato multimediale a corredo della mostra; informazioni che in un caleidoscopio di luci e colori integrano l’offerta museale fatta di immagini ed opere.
Bagliori che accarezzano nudità esaltandone forme e sinuosità; narrazioni che, ponendo a confronto raffigurazioni e copie, celebrano storie che hanno attraversato il tempo. Suggestioni che accompagnano il visitatore nella lettura di una mostra sorprendente anche per il suo allestimento; proiezioni e giochi di luce che moltiplicano, scandiscono e trasformano la narrazione donandole una inconsueta freschezza.
Ilenia Maria Melis
Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci
Museo Nazionale Romano
Crypta Balbi
Via delle Botteghe Oscure, 31 – Roma
Palazzo Massimo
Largo di Villa Peretti, 1 Roma
fino al 7 aprile 2019
museonazionaleromano.beniculturali.it

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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