Dici Aventino e balza alla mente quel Buco della Serratura che, pochi passi dopo il Giardino degli Aranci, apre la vista sulla Cupola di San Pietro attraversando otticamente la Villa del Priorato di Malta. Pochi però forse sapranno che all’interno della Villa appartenente all’Ordine di Malta è racchiusa una piccola chiesa opera del genio di Giovanni Battista Piranesi: la Chiesa di Santa Maria in Aventino. Scopriamola insieme!
Dopo un intenso restauro Santa Maria in Aventino torna a splendere nei colori che il suo ideatore, Giovanni Battista Piranesi. Un lavoro durato due anni ma che permette di godere finalmente dell’unica opera architettonica realizzata dal Maestro veneziano tra il 1764 ed il 1766. Una rinnovata luce, recuperata grazie alla volontà dell’Ordine di Malta, di una delle più antiche chiese di Roma dal ciclo iconografico unico.
Spiando il Cupolone
Sull’Aventino, proseguendo oltre il Giardino degli Aranci verso Piazza dei Cavalieri di Malta, ci si imbatte in una porta quasi sempre chiusa al cui interno è situata la Villa del Priorato di Malta. Una folta fila lascia intendere che dietro quella porta si celi qualcosa di affascinate. Ed è proprio così, perché spiando dal buco della serratura è possibile ammirare la Cupola di San Pietro incorniciata dalla rigogliosa vegetazione del giardino della Villa. Una visuale che giorno e notte ripaga l’attesa dei curiosi che si dispongono in fila desiderosi di rubare uno scatto suggestivo della Capitale cogliendo tre Stati: il Sovrano Ordine di Malta, la Repubblica Italiana ed il Vaticano.

Una suggestione che si deve all’idea del Cardinal Fra’ Benedetto Pamphilj, Gran Priore di Roma dell’Ordine di Malta che verso la fine del XVII secolo fece piantare dei cipressi che conducevano verso la terrazza aprendo la visuale alla cupola Michelangiolesca.
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La Villa del Priorato di Malta
Oltre il portale ligneo più spiato di Roma si apre il complesso della Villa Magistrale in cui hanno sede il Gran Priorato di Roma e l’Ambasciata dell’Ordine presso la Repubblica Italiana. La Villa, edificata a metà del 1500 sui resti di un monastero benedettino, gode del diritto di extraterritorialità; qui il 24 giugno si celebra la festività nazionale dedicata a San Giovanni Battista, protettore dell’Ordine.
Il sito, luogo strategico fin dal Medioevo, a picco sull’emporio del Tevere e in vista dell’isola Tiberina, passò all’Ordine dei Templari e, dopo il loro scioglimento nel 1312, all’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme (detti Ospedalieri). Una scritta apposta sul bordo del pozzo situato nel giardino della Villa ricorda la presenza dei cavalieri templari.
Piranesi e la Chiesa di Santa Maria in Aventino
Attigua alla Villa Magistrale sorge la Chiesa di Santa Maria in Aventino; la dedica in memoria del luogo in cui fu rinvenuta un’icona della Madonna. Qui il monaco benedettino Oddone di Cluny, nel 936, fece edificare la chiesa ritenuta al tempo tra le venti abbazie più belle.

Restaurata nel Cinquecento, la Chiesa cambia volto nel 1764 quando, su ordine del Cardinale Giovanni Battista Rezzonico, Gran Priore dell’Ordine, Giovanni Battista Piranesi interviene valorizzando la cappella con l’ausilio di stucchi dai forti connotati simbolici. Torri, aquile, serpenti, elmi, spade, scudi e croci in un trionfo di simboli che richiamano la famiglia Rezzonico, il dio della medicina Esculapio, testimonianza della vocazione ospedaliera dell’Ordine, e le otto beatitudini.
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Ma è negli interni che Piranesi concentra il suo estro visionario utilizzando un linguaggio permeato dall’arte barocca e da quella neoclassica; l’interno, a navata unica, è infatti scandito da nicchie all’interno delle quali il Maestro veneziano colloca le tombe marmoree dei cavalieri. Le tombe, decorate con stucchi in gesso costituiscono una citazione dell’iconografia etrusca, romana, nonché un omaggio alla famiglia Rezzonico. Un nuovo linguaggio architettonico con cui Piranesi vuole suggestionare allontanandosi dai contemporanei.
“Quando mi accorsi che a Roma la maggior parte dei monumenti antichi giacevano abbandonati nei campi o nei giardini, oppure servivano da cava per nuove costruzioni, decisi di preservarne il ricordo con le mie incisioni. Ho dunque cercato di mettervi la più grande esattezza possibile”. (Giovanni Battista Piranesi)

Sull’altare, Serafini e Cherubini innalzano San Basilio al cielo; in basso, in primo piano, la Vergine con il Bambino. Nella parte inferiore un loculo collegato alla cripta sottostante; qui possono essere ospitati otto feretri. Un altare in cui si innesta un trionfo di personaggi; un gioco di geometrie solide che si intersecano dando vita ad uno scenario vivido e coinvolgente.
Il sepolcro di Piranesi all’Aventino

La seconda nicchia a destra ospita le ceneri di Giovanni Battista Piranesi (1720 – 1778), qui traslate due anni dopo la sua morte; a commemorare il Maestro veneziano una statua realizzata da Giuseppe Angelini. In piedi, appoggiato ad un’erma sulla quale sono raffigurati gli strumenti da incisore, un’espressione assorta, Piranesi è rappresentato vestito con una toga romana. In mano reca una mappa, quella del tempio di Poseidon a Paestum, ultimo viaggio di studio compiuto nel 1777. Viaggio che gli sarà fatale; Piranesi morirà infatti al ritorno da quei luoghi dopo aver contratto la malaria.
Il restauro di Santa Maria in Aventino
Coperto dalla patina degli anni i restauratori hanno individuato il colore originale pensato dal Maestro veneziano; l’opera di ripristino si è quindi potuta dedicare alla pulitura, effettuata con carta giapponese, ed all’integrazione del colore e dei dettagli mancanti. Un delicato intervento di pulizia che ha portato in evidenza le ombre presenti nei decori. Un’operazione voluta dall’Ordine di Malta che ha reso possibile anche il consolidamento degli stucchi che decorano i soffitti; piccole integrazioni che hanno riguardato gli inserti vegetali ed i volti dei putti. Ricostruzioni in pieno rispetto dell’originalità, non invasive, che hanno visto l’impiego di materiali naturali. Un restauro che ha interessato anche la facciata esterna con spazzolatura delle superfici, per rimuovere le polveri superficiali, e tinteggiatura eseguita sulla base dell’attento confronto con gli acquarelli ottocenteschi raffiguranti l’edificio.

Una fusione di cromie in cui il bianco di fonde all’ocra, in cui i colori riacquistano la brillantezza perduta nel tempo per celebrare nuovamente l’estro ed il progetto di Giovanni Battista Piranesi. Giochi di simmetrie rotte dall’ardore del disegno riproposto in forme tridimensionali; luci ed ombre da cui emergono le candide figure rese in tutto il loro splendore.
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Ma quando visitare la Chiesa di Santa Maria in Aventino?
Oltre 7000 le persone che hanno visitato la Chiesa di Santa Maria in Aventino opera di Piranesi in occasione delle giornate del FAI. In seguito al recente restauro, l’Ordine dei Cavalieri di Malta ha deciso rendere fruibile al pubblico la chiesa: l’accesso sarà consentito ogni venerdì a cui si aggiungerà un sabato al mese. Un regalo gradito dai tanti visitatori che notte e giorno spiano dal Buco della Serratura sull’Aventino nella Capitale.
Ilenia Maria Melis
Chiesa di Santa Maria in Aventino
Piazza dei Cavalieri di Malta, 4 – 00153 Roma
visitabile solo su prenotazione all’indirizzo visitorscentre@orderofmalta.int
Giorno di visita: Venerdì mattina dalle ore 9.30 alle ore 12.30, da metà settembre a metà giugno. Apertura eccezionale due sabati al mese (9.30-12.30).
Chiusura nel mese di Luglio e Agosto e per le festività di Pasqua, Natale, e dell’Ordine di Malta (2 maggio, 24 giugno, 9 dicembre)
Biglietto ingresso € 5,00 a persona + guida obbligatoria

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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