La donna nell’arte, Sofonisba Anguissola – Sbocciata nella bottega di Bernardino Campi, Sofonisba Anguissola, grazie alle sue capacità artistiche e all’appoggio di un padre non convenzionale per il tempo, è la prima donna pittrice a conoscere fama internazionale. Una carriera artistica lunga e folgorante che echeggia nelle corti italiane ed europee facendola sbarcare in Spagna per realizzare i ritratti dei sovrani. Un’artista che ottenne l’attenzione persino del Vasari, di Michelangelo e probabilmente anche di Caravaggio che si ispirò a un suo ritratto in una celebre opera. Scopriamo insieme questa donna nell’arte.
Terzo appuntamento per la rubrica La donna nell’arte che, dopo Artemisia Gentileschi e Frida Kahlo, tocca la figura di Sofonisba Anguissola, una delle prime esponenti femminili della pittura europea. Una pittrice capace di ottenne riconoscimenti internazionali che, durante la sua lunga carriera, venne apprezzata da pittori del calibro di Michelangelo e van Dyck, nonché dallo storico dell’arte Giorgio Vasari che la cita nel suo testo Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori.
Una rappresentante femminile della pittura italiana nel Rinascimento, in un periodo in cui le donne erano principalmente muse ispiratrici e soggetti principali delle tele. Ma perché Sofonisba ebbe successo e riuscì a crearsi una reputazione nel mondo dell’arte contro ogni pregiudizio? Scopriamolo insieme.
Sofonisba Anguissola in pillole

Vienna, Kunsthistorisches Museum
La donna nell’arte, Sofonisba Anguissola
Nata in una famiglia aristocratica in quel di Cremona, Sofonisba (Cremona, 2 febbraio 1532 – Palermo, 16 novembre 1625) è la prima dei sette figli di Amilcare Anguissola e Bianca Ponzoni, sposata in seconde nozze intorno al 1530.
Introdotta dal padre, assieme alle sorelle, allo studio della pittura, della letteratura e della musica come prescrivevano i dettami di Baldassarre Castiglione, Sofonisba Anguissola si dimostra presto abile disegnatrice e pittrice. Assieme alla sorella Elena studia pittura, prima presso la bottega di Bernardino Campi, imparando a dipingere ritratti dal naturale, poi in quella di Bernardino Gatti, dove apprende le tecniche della raffinata arte emiliana. Gli studi non comprendono, però, matematica e prospettiva, così come l’insegnamento della tecnica ad affresco, ma anche la composizione delle storie, sia sacre che profane.

Nonostante la fama, Sofonisba non sarà mai pittrice di professione, non ottenendo denaro come ricompensa per i suoi ritratti ed essendo pagata con ricchi doni (abiti e gioielli) e vitalizi. Ma cosa porta Sofonisba Anguissola ad avvicinarsi così tanto al mondo dell’arte sino ad abbracciarlo nel suo percorso di vita? Fondamentale è la figura del padre Amilcare, primo sostenitore del lavoro della figlia; a questi il merito di aver introdotto la figlia nelle corti italiane del tempo, dove spicca non solo per il suo talento artistico, ma anche per la sua fine cultura letteraria e musicale.

La donna nell’arte, Sofonisba Anguissola
Ed è proprio il padre a scrivere a Michelangelo Buonarroti inviandogli i disegni di Sofonisba; tra questi, anche il Fanciullo morso da un gambero che sorprende Michelangelo per la spontaneità e l’accuratezza dell’espressione di quel bambino improvvisamente pizzicato dal crostaceo. Una rappresentazione che vi avrà portato sicuramente alla mente un altro noto capolavoro di un grande pittore: sembra, infatti, che proprio Caravaggio abbia preso ispirazione dalla smorfia di dolore impressa al fanciullo da Sofonisba per il suo Ragazzo morso da un ramarro.
È il 1558 quando Sofonisba Anguissola, ormai pittrice affermata, lascia l’Italia a soli 26 anni per recarsi alla corte spagnola su invito del re di Spagna Filippo II. Introdotta come pittrice e dama di corte della regina Elisabetta di Valois, l’artista realizza numerosi ritratti ufficiali guidando, inoltre, la regina nel suo sviluppo artistico, nonché nella formazione delle figlie.

La donna nell’arte, Sofonisba Anguissola
Alla morte della regina di Spagna, Sofonisba sposa nel 1571 il nobile siciliano Fabrizio Moncada Pignatelli. Lasciata la Spagna, la pittrice si stabilisce a Palermo dove rimane fino alla morte del marito (1578) per poi trasferirsi dapprima a Livorno, dove convola a seconde nozze, poi a Pisa.
Tornata a Palermo nel 1615 con il marito, Sofonisba continua a dipingere nonostante un grave abbassamento della vista. Un problema che alla lunga le impedirà di continuare a dipingere, ma non prima di aver raggiunto una fama tale il cui eco giunge sino al celebre Antoon van Dyck che le succede come ritrattista alla corte spagnola; ed è proprio il pittore a lasciare un ritratto di Sofonisba in occasione dell’incontro presso la corte del viceré di Sicilia: in abito scuro, il capo coperto da un velo bianco e gli occhi offuscati dal tempo.
Un anno dopo, Sofonisba Anguissola muore all’età di 93 anni.
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L’arte di Sofonisba

La donna nell’arte, Sofonisba Anguissola
Risale al 1551 il primo ritratto datato di Sofonisba: il soggetto è la sorella Elena, colta nell’attimo che precede l’ingresso in convento: i tratti delicati della fanciullezza, di un cuore puro velato in volto da una sottile malinconia. E già Sofonisba rivela la sua propensione per la ritrattistica, per la rappresentazione del reale, come si può ben notare nel libretto tenuto in mano dalla novizia.
E quello del libretto è un tema percorso in un altro ritratto che questa volta vede come protagonista l’artista stessa: i grandi occhi di uno sguardo dolcemente delicato, i capelli raccolti in una treccia attorno al capo e, tra le mani, quel libretto che mette in luce, tra le righe, la sua purezza virginea (1554). Una bellezza modesta e disadorna che vuole evidenziare le doti sviluppate da quella fanciulla virtuosa.
Una serie, quella degli autoritratti di Sofonisba, omaggio del padre a duchi, principi e papi che contribuisce a diffondere la fama della pittrice al di fuori di Cremona.

La donna nell’arte, Sofonisba Anguissola
La fama di Sofonisba si diffonde anche attraverso i disegni, in cui si colgono ispirazioni leonardesche; qui la pittrice sperimenta la propria arte approfondendo lo studio del sorriso e del pianto (Asdrubale morso dal gambero).
Ma è l’ambito familiare però, soprattutto nel periodo cremonese, a rappresentare per l’artista una ricca fonte di ispirazione; celebre la rappresentazione di tre delle sorelle, in eleganti abiti dai drappeggi dorati, intente in una partita a scacchi. E alle spalle, la domestica, in una rappresentazione del divario tra la colta giovinezza e la rozza senilità.
Tutti i membri della famiglia posano per Sofonisba, come testimoniano altri due dipinti, il Ritratto di famiglia, Minerva, Amilcare e Asdrubale Anguissola (1557) e quello dedicato a Bianca Ponzoni Anguissola, madre dell’artista (1557): in un vestito di seta dorata, adorno di ricami, la dama reca in mano una pelliccia di zibellino intarsiata d’oro che cattura la luce.
Ma la pittrice non ritrae solo familiari, ma anche personaggi illustri come Filippo II ed Elisabetta di Valois: gesti e ritratti stabiliti dalla tradizione che si innestano su un aspetto dei personaggi che deve restituire un senso di regalità. Ritratti connotati da un forte realismo che restituisce i tratti dei sovrani vestiti dei loro abiti di parata; un florilegio di sottili notazioni psicologiche frutto di un’attenta osservazione a cui si sommano i delicati merletti delle gorgiere. E ancora, temi sacri, cagnolini e piccole dame in un trionfo della pittura femminile che caratterizza tutta la produzione artistica di Sofonisba Anguissola.
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Una pittura ricca, delicata che ne decretò il successo, prima donna italiana a conquistare fama internazionale come artista. Sofonisba è stata una figura di spicco dell’arte del Cinquecento, una donna non convenzionale, degna rappresentante di una pittura rinascimentale declinata al femminile e ancora oggi poco conosciuta.
Ilenia Maria Melis

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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