La fortuna di Guido Reni raccontata nei suoi capolavori – Torna nella Capitale la Visione di sant’Andrea Corsini di Guido Reni, capolavoro commissionato dalla famiglia Corsini per la canonizzazione del santo vissuto nel Trecento durante il pontificato di Urbano VIII Barberini. L’occasione è offerta dalla mostra, allestita nello scrigno barocco della Galleria Corsini, che ripercorre, attraverso un’esposizione che ruota attorno all’emblematica tela, la fortuna e la storia di Guido Reni e della sua opera d’arte.
La sacralità di Guido Reni

L’opera di Guido Reni, proveniente dagli Uffizi, dove è conservata dal 1936, tradisce i forti rimandi all’antico e a Raffaello. Una pittura rarefatta che tende a discostarsi sempre più dal naturalismo di Caravaggio, approdando a preziosi accordi cromatici in cui la luce si tinge d’arancio andando ad illuminare i panneggi violacei. Un desiderio di bellezza antica racchiuso in tratti lievi che evidenziano santità del protagonista; oggetti sacrali che incorniciano la scena riportando alla memoria la vita terrena del novello santo.
Un originale in cui l’artista rende omaggio al Pontefice celebrando l’unica canonizzazione voluta nel corso del suo pontificato da Urbano VIII (1629). Teatro della solenne cerimonia, la basilica di San Pietro, allestita per l’occasione da Gian Lorenzo Bernini. Un dipinto fortemente voluto dai Corsini, commissionato da monsignor Ottavio Corsini per farne dono al Pontefice.
Guido Reni nel confronto con Agostino Masucci

La Visione di sant’Andrea Corsini era nelle sale di Palazzo Barberini quando nel 1732 Lorenzo Corsini (Clemente XII) chiese ad Agostino Masucci di tradurre a mosaico il dipinto; mosaico destinato alla sontuosa cappella Corsini all’interno della basilica di San Giovanni in Laterano. Un incarico che Masucci portò a compimento ingrandendo la tela in una perfezione tecnica evidente nella resa del piviale, in cui è possibile ammirare decori di una delicatezza senza eguali.
Lievi le disuguaglianze tra le due opere riscontrabili nel tendaggio livido smorzato nella copia a mosaico. Un’opera realizzata con tessere a smalto per non soffrire del riverbero dei riflessi ottenibili con la pasta vitrea.
Due artisti, Reni e Masucci, legati dal successo e dall’affermazione economica ricercata fermamente da entrambi.
Gusto e fortuna degli artisti

Guido Reni fu artista che amava sperimentare utilizzando le tecniche più disparate, affrescando, dipingendo ad olio, su tela, adoperando rame, tela, seta. Un artista amato di grande successo, le cui opere non tardarono ad essere replicate sia in mosaico che in arazzo. Una fortuna collezionistica riconosciuta ed affermata che spinse i nobili collezionisti, in particolare i Barberini, a procacciare le sue opere. Come non citare quindi lo splendido Putto dormiente realizzato dal Reni in affresco, staccato dal muro e dotato di apposita cornice realizzata dal cardinale Francesco Barberini nel 1629.
Le opere in mostra
Non terminano i capolavori ammirabili in mostra; tra questi la versione musiva, opera di Giovanni Battista Calandra, del Ritratto del cardinale Roberto Ubaldini. O l’ammaliante Sibilla Persica, capolavoro di Mattia Moretti, realizzata sempre a mosaico, attestata nel Settecento nella collezione di Palazzo Corsini alla Lungara.
Ilenia Maria Melis
Guido Reni, i Barberini e i Corsini. Storia e fortuna di un capolavoro
Galleria Corsini
Via della Lungara, 10 – Roma
fino al 17 febbraio 2019

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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