L’autoritratto di Rembrandt in mostra alla Galleria Corsini – Per la prima volta in Italia dopo la dispersione delle opere d’arte durante l’occupazione francese del 1799, lo straordinario Autoritratto come San Paolo di Rembrandt, capolavoro firmato e datato al 1661, che nel corso del Settecento fece parte della collezione Corsini. Un’opera vittima di interessanti vicissitudini che ne alimentano storia e mistero in un passaggio di mano tra i principali mercanti inglesi al tempo attivi a Roma. Un’indagine approfondita resa possibile da documenti originali che mettono in luce uno dei momenti più cupi del patrimonio culturale italiano.
L’Autoritratto come San Paolo di Rembrandt torna alla Galleria Corsini per una mostra evento che ripercorre le tappe della Collezione Corsini all’indomani dell’occupazione francese del 1799. Uno sguardo nuovo sulla collezione che ruota attorno alle opere di Rembrandt e di cui l’Autoritratto è protagonista e guida.
Le dispersioni dell’arte

È il 22 maggio del 1799 quando Ludovico Radice, maestro di casa Corsini, vende ben 25 quadri della collezione per far fronte alle gravose tasse imposte dal governo francese; il tutto sembra avvenire all’insaputa del principe Tommaso Corsini (Firenze 7 novembre 1767 – Roma 6 giugno 1856), primogenito del principe Bartolomeo e di Maria Felice Colonna Barberini, uomo di cultura che ebbe cura di ampliare le già ricche collezioni di famiglia. Una condizione a cui furono costrette molte famiglie patrizie spinte a mettere in vendita parti più o meno cospicue delle loro collezioni per onorare i debiti e recuperare liquidità all’indomani dell’ingresso a Roma dell’esercito francese guidato da Louis-Alexandre Berthier il 15 febbraio del 1798. Numerose le spoliazioni a cui furono sottoposti edifici di prima importanza, da Villa Albani ai Musei Vaticani, così come le collezioni che furono smembrate, come Corsini, Colonna e Boghese. Un momento nero per l’arte antica a Roma durante il quale tutti erano “mercanti di dipinti”.
“Se lei non interviene non so come pagar la tassa“
Questo scrisse Ludovico Radice a Tommaso Corsini il 5 maggio 1798; una situazione controversa a causa della quale Tommaso fu costretto ad ad autorizzare la vendita di “tutte quelle robe che possono riconoscersi di minore uso salvo però sempre i quadri, libri e tutt’altro che esiste in libreria“. Vendite che non furono sufficienti a saldare il debito di 50000 scudi contratto dai Corsini; ed è in questo contesto che Radice, minacciato più volte ed arrestato, si vide costretto a trattare con i francesi suscitando le ire di Tommaso.

Firenze, collezione privata
L’autoritratto di Rembrandt in mostra alla Galleria Corsini
“non intendo assolutamente approvare in verun conto il progetto fattomi“
Nonostante ciò, Radice, accordatosi con il mercante romano Luigi Mirri, vendette ben 25 quadri della collezione; tra le opere che lasciarono il Palazzo Corsini alla Lungara, e che transitarono tra le mani dei mercanti d’arte, capolavori come la Visione di sant’Agostino di Garofalo, il Sacrificio di Noè attribuito a Poussin, e l’Autoritratto come San Paolo di Rembrandt.
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L’Autoritratto come san Paolo

olio su tela, cm. 91×77
Amsterdam, Rijksmuseum
L’autoritratto di Rembrandt in mostra alla Galleria Corsini
Opera della tarda produzione di Rembrandt (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) , l’Autoritratto come san Paolo testimonia la straordinaria qualità materica dell’artista olandese; una pittura fatta di tocco, materia, sostanza, che ha abbandonato il realismo, in cui le lunghe e dense pennellate evocano l’avvolgersi del turbante. Occhi vivaci a cui Rembrandt conferisce spessore in opposizione ai dettagli non finiti o realizzati in modo sommario dell’abito e del mantello.
Un’opera che rappresenta l’artista nelle vesti dell’apostolo Paolo identificato come tale dalla presenza della spada, strumento del suo martirio. Numerosi gli autoritratti che Rembrandt realizzò nel corso della sua vita, così come numerosi quelli in cui l’artista era solito travestirsi, spesso con abiti insoliti di una passata epoca. Non stupisce quindi che si sia raffigurato, in questo caso, come san Paolo, primo e più influente missionario cristiano.

acquaforte, cm. 10,5×9,4
1º stato Roma, Istituto centrale per la grafica, fondo Corsini
(deposito dall’Accademia Nazionale dei Lincei)
L’autoritratto di Rembrandt in mostra alla Galleria Corsini
Elsa e manoscritto spuntano dal mantello; due oggetti che costituiscono gli attributi caratteristici dell’apostolo Paolo: la spada del martirio (Paolo fu decapitato presso le Aquæ Salviæ nel 69 d.C.) ed il manoscritto con la copertina ripiegata su se stessa secondo le modalità di lettura dei testi nella tradizione ebraica. Offrendo lo sguardo allo spettatore, il manoscritto richiama probabilmente le epistole scritte dall’apostolo nel corso della sua prigionia. Il personaggio è illuminato da una forte luce che lo irradia dall’alto; una luce dello spirito, quella che illuminò il Santo sulla via di Damasco là dove “improvvisamente fu avvolto da una luce paradisiaca. E cadde a terra, e udì una voce che gli diceva, Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” (Atti 9, 3-4).
Ma perché dipingersi nelle vesti di san Paolo? Il Santo era infatti considerato un modello fondamentale di comportamento e di vita; il ritratto sottolinea il particolare legame con questo personaggio, tra i più importanti nella spiritualità protestante; un auspicio per un ritorno alla purezza della Chiesa primigenia basata sugli insegnamenti di Cristo e degli apostoli. Chiaro il richiamo che Rembrandt suggerisce allo spettatore prestando il proprio volto al Santo ed invitandolo ad immedesimarsi nel suo modello: “siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1 Cor, 1, 11).
Quale fosse la destinazione del dipinto ad oggi non è chiaro; questo è citato per la prima volta nel 1696 a Parigi nell’inventario postumo di Everhard Jabach (1618-1695), banchiere e collezionista, indicato con il numero 123 che compare anche sul retro dell’opera.
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Le stampe del pittore olandese

La stampa da cento fiorini, 1648
acquaforte, puntasecca e bulino, cm. 28,3×39,7
2º stato Roma, Istituto centrale per la grafica, fondo Corsini
(deposito dall’Accademia Nazionale dei Lincei)
L’autoritratto di Rembrandt in mostra alla Galleria Corsini
Nota la qualità di incisore di Rembradt in ambiente fiorentino già nella seconda metà del XVII secolo; attento cronista, il giovane marchese Filippo Corsini (1647-1706), alla data de 29 dicembre 1667, così annotava sul suo Diario: “udita la Messa [Cosimo III] andò col Blaeu e col Ferroni a veder pitture di diversi maestri, come del disegnatore Van Welde, del Rimbrendt [sic] pittor famoso, del Scamus, che fa le marine d’altri“.
Filippo Corsini, noto negli ambienti aristocratici della Firenze seicentesca, fu figura di spicco nei circoli culturali cittadini; padre di Neri Maria Corsini (1685-1770), fondatore della collezione libraria, fu probabilmente l’innovatore che diede inizio all’imponente raccolta di grafica che fu successivamente ampliata dal figlio. Una collezione che venne ingrandita in modo significativo nel 1730 con l’acquisto della biblioteca del cardinale Filippo Antonio Gualtiero (1660-1728); una raccolta in cui non compare direttamente il nome di Rembrandt ma solo un riferimento generico ad un “portafoglio dei Ritratti di Paesi Bassi, grandi n. 10, piccoli n. 46“. Risale, invece, all’Ottocento una più attenta descrizione della biblioteca con indicazione del numero e del contenuto dei volumi ad opera del monsignor Alessandro Lazzarini al tempo bibliotecario dei Corsini; vengono qui citati due tomi di “Stampe delle pitture di Rembrandt e scuola Fiamminga“.
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Una collezione che comprendeva anche il Cristo che guarisce gli ammalati – La stampa da cento fiorini (1648 ca.) raffigurante l’episodio narrato nel XIX capitolo del Vangelo di Matteo in cui Cristo, giunto in Giudea attraversando il Giordano dalla Galilea, viene seguito da una grande folla guarendo gli ammalati. Momenti del racconto che si sovrappongono componendo piccoli gruppi in cui ciascuno rappresenta un versetto del capitolo; un artificio che in alcun modo interrompe la fluidità dell’insieme.
Opera tra le più belle pubblicate da Rembrandt, così come citato in una lettera di Jan Meyssens di Anversa del 9 febbraio 1654, fu valutata 100 fiorini; un prezzo troppo alto considerando più equa la quota di 30 fiorini. Per l’alto valore artistico l’opera divenne tra le più ricercate dai collezionisti divenendo un vero e proprio status symbol.
Rembrandt alla Galleria Corsini: l’Autoritratto come san Paolo si presenta come una mostra che apre le porte ad un differente sguardo sulla Collezione Corsini indagando aspetti poco noti e curiosi di una famiglia votata all’arte quale simbolo di potere e ricchezza. Una fascinazione di cui Rembrandt è il protagonista tra autoritratti, stampe e documenti.
Ilenia Maria Melis
Rembrandt alla Galleria Corsini: l’Autoritratto come san Paolo
Galleria Corsini
via della Lungara, 10 – Roma
fino al 30 settembre 2020
CATALOGO ALLEMANDI

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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