Vai al contenuto

MAGMA, l’arte delle donne tra corpo e parola

    Laisvydė Šalčiūtė Magma

    “Ho i sentimenti di una donna, ma posso esprimerli solo nel linguaggio degli uomini” scriveva Virginia Woolf negli anni Venti; e proprio il desiderio della donna di riappropriarsi di una propria identità sarà il fil rouge di MAGMA. Il corpo e la parola nell’arte delle donne tra Italia e Lituania dal 1965 ad oggi ospitata fino al 2 aprile 2018 nelle sale dell’Istituto Centrale per la Grafica di Roma.

    La mostra

    Una mostra curata da Benedetta Carpi de Resmini e Laima Kreivytė in una collaborazione tra Italia e Lituania che desidera mettere a confronto i due paesi indagando sulle origini e sulle condizioni del femminismo ed approfondendone il rapporto con il mondo dell’arte. Un profondo dialogo tra paesi uniti nella cultura e nel desiderio di comunicare un messaggio legato alla donna ed alla sua figura nella società dei tempi; MAGMA è il nome simbolico attribuito ad una esposizione che mette in mostra la materia viva, la lava sotto la coltre che non si spegne mai e germoglia nel ‘65 in un fervore in cui ha origine l’arte femminista ed il femminismo in Italia. Una rivolta in grado di guardare al passato, alla sua complessità, alla sua capacità di protrarsi nel presente e nel futuro. Una seconda tappa ampliata, rispetto al progetto iniziato nell’aprile del 2017, con una selezione di oltre 60 opere che fondono corpo e parola in un messaggio strumento di lotta per conquiste politiche ed artistiche.

    MAGMA, la solidarietà femminile

    Le immagini si fanno espressione della solidarietà femminile, della necessità di lavorare assieme in  una fusione di arti e linguaggi che utilizzano mezzi disparati, dai collage alle fotografie, dai manifesti alle istallazioni video, per un’arte totale che offre punti di vista differenti, spunti di riflessione inediti.

    Tutto ha origine nella nascita umana, nella necessità di stabilire rapporti, nel desiderio di comunicare; così, la smania di esprimersi del neonato, la lallazione, diviene trasfigurazione della rinascita dell’arte in stretta connessione con il riaffermarsi della figura femminile. Un viaggio doloroso percorso dalla donna nel corso degli anni, anni in cui hanno imparato a “parlare”, a capire che solo tramite la parola poteva esprimere i propri pensieri.  I suoni si fanno quindi espressione di una donna sensuale, di un soggetto che desidera affermare la propria esistenza (Mirella Benitivoglio, AM – ti amo, 1970), capace di amare e di divorare (Lucia Marcucci, Che stupenda…, 1972).

    Metafore e canti irregolari

    Parole interrotte, canti irregolari, fragilità, elementi vegetali in grado di accogliere, di proteggere così come fece Dafne trasformandosi in alloro per sfuggire ad Apollo, metafora della trasformazione del corpo femminile in continuo divenire; mutazioni, rinascite in cui il respiro si fa pesante, affannoso, in cui le immagini rimandano ad un feto nella dolcezza e serenità del sacco amniotico, a quel momento di passaggio tra la vita e la morte, tra la morte e la vita (Eglé Rakauskaité, In Honey, 1996). Il latte espressione dell’allattamento, diviene elemento tramite cui emergere, per mezzo del quale affermare la propria identità, al quale resistere per tenersi in vita (Jurga Barilaité, A Storm In A Glass, 2003).

    Giosetta Fioroni La spiaggia, 1968 Smalto su tela, 100 x 100 cm Collezione privata photo © Fabrizio Ceccardi

    Giosetta Fioroni La spiaggia, 1968 Smalto su tela, 100 x 100 cm Collezione privata photo © Fabrizio Ceccardi

    Un viaggio alla ricerca della propria identità in cui le artiste si esprimono con mezzi differenti che identificano essi stessi la loro identità. Moderne stalker che pedinano uomini ignari in una inversione dei ruoli; letture in chiave ironica, dialoghi tra artiste, linguaggi e vocabolari intimi che si riferiscono all’infanzia tradotti talvolta sotto forma di diario, talvolta per immagini (Virginia Eolf).

    Una psicanalisi che affonda le proprie radici nel pensiero freudiano in cui la donna viene presentata quale opposto dell’uomo. Messaggi di indipendenza, affermazione della propria identità, della necessità di essere protagoniste della propria vita, di esserne finalmente il fulcro (Giosetta Fioroni, La spiaggia, 1968).

    Tomaso Binga, Carta da parato (exhibition MAGMA) - Orizzonte Cultura

    Tomaso Binga, Carta da parato (exhibition MAGMA) – Orizzonte Cultura

    Il corpo come MAGMA

    Mani che ricreano lettere dell’alfabeto, che formano la parola MAGMA, che divengono veicolo di linguaggio; il corpo si trasforma, si fa scrittura vivente, emergendo dall’abitudine di essere solo “carta da parati”, dall’abitudine a rimanere in disparte, uscendo dalle mura domestiche ed imparando a vestirsi di quella carta (Tomaso Binga, Carta da parato, 1976).

    Storie di identità, di conquiste, di vittorie celebrate con un’arte che veicola messaggi che aprono uno spiraglio su una diversa concezione del mondo, del ruolo delle donne, su un’apparente parità che ancora deve sottostare a visioni ancestrali. Una mostra che risponde ad un bisogno espressivo che valica limiti e forme stabilite in un intreccio di parole ed immagini.

    Ilenia Maria Melis

    MAGMA

    Il corpo e la parola nell’arte delle donne tra Italia e Lituania dal 1965 ad oggi

    fino al 2 aprile 2018

    Istituto Centrale per la Grafica – Palazzo Poli

    via Poli, 54 – Roma

    www.grafica.beniculturali.it

    CATALOGO DISPONIBILE SU AMAZON

    Questo slideshow richiede JavaScript.

    Rispondi

    %d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: