Mattia e Gregorio Preti: Il trionfo dei sensi in mostra a Palazzo Barberini – Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti, i fratelli calabresi della pittura caravaggesca in mostra a Palazzo Barberini con Il trionfo dei sensi; un’indagine sul legame tra i due artisti partendo dall’opera a quattro mani, l’Allegoria dei cinque sensi.
Una mostra che germoglia dall’importante restauro, realizzato grazie al finanziamento dello studio Dentons, dell’Allegoria dei cinque sensi. Una gradita occasione che offre un nuovo scorcio sulla figura di Mattia Preti e sulla sua formazione, dapprima nella bottega del fratello maggiore Gregorio sopraffatto successivamente dal genio di un fratello particolarmente talentuoso.
Un’opera che rappresenta un incunabolo per il giovane Mattia che lavora per la prima volta assieme al fratello ad un progetto monumentale.
Mattia e Gregorio Preti a Roma

L’arrivo dei due Preti a Roma è attestato alla primavera del 1632. A soli diciassette anni Mattia abbandona i luoghi natali per recarsi a Roma presso la bottega del fratello Gregorio, già affermato pittore. Nella Capitale dalla natia Taverna, i fratelli assistono agli ultimi fuochi caravaggeschi. Qui Mattia si imbatte nelle opere di Michelangelo Merisi divenendone interprete ed alter ego, giungendo sino a ripercorrere le tappe di una vita travagliata.
Una fascinazione che Caravaggio eserciterà su Gregorio e Mattia ancora per decenni; temi, linguaggio, drammaticità e tensione, una luce che emerge dall’ombra, caratteristiche che permetteranno loro di trovare estimatori nella Roma di quegli anni assicurando importanti committenze.
Il talento divide le strade
Un sodalizio, quello tra i due fratelli, durante il quale Gregorio, fratello maggiore di Mattia, fu per quest’ultimo guida e mentore che introdusse il più piccolo nel circuito di collezionisti e importanti committenze (Barberini, Colonna, Rospigliosi). Ricorda a tal proposito Sebastiano Resta (1635-1714) che Gregorio “per tirarlo avanti e mantenerlo alla pittura si mise anche a lavorare per bottegari, che allora erano ricchi”. Una testimonianza dell’attenzione riservata a Mattia in virtù delle sue doti pittoriche.

Doti che valsero a Mattia, nel 1642, il titolo di cavaliere dell’ordine di Malta conferitogli da Urbano VIII, sancendone così la pubblica consacrazione. Un impeto pittorico che spinse sempre più Mattia ad allontanarsi da Gregorio divenendo autonomo; già nel 1652 i due artisti non condividevano più l’abitazione. Tuttavia si ritrovarono per un’ultima volta a dipingere nella controfacciata di San Carlo ai Catinari.
“un quadro per longo con diversi ritratti: chi sona, chi canta, chi gioca, chi beve e chi gabba il compagno, lungo palmi 14 e alto palmi 8 in circa […di] mano di Mattia Calabrese”.
L’Allegoria dei cinque sensi
Un uomo ci guarda; le gote rosse, la fronte corrucciata, gli occhi che invitano al partecipare ai giochi in corso nell’allegro simposio alle sue spalle. In mano gli strumenti del mestiere; incarnato olivastro, capelli neri e folti baffi scuri alla moschettiera che rimandano alla Calabria del primo Seicento. Chi è costui? Si tratta di Gregorio Preti, ritrattosi sulla quarantina con ampia sopravveste cerulea in un momento in cui poteva ancora considerarsi traino nella gestione della bottega di famiglia.

Mattia e Gregorio Preti mostra a Palazzo Barberini
Dietro di lui sono condensate le tematiche caravaggesche rese attraverso l’Allegoria dei cinque sensi: non solo dipinti ma racconti in una narrazione per immagini. Uno piange consapevole della caducità della vita; uno ride; chi gioca a morra, chi beve, chi legge le carte, chi suona la cetra o il virginale. E tra saltimbanco e zingare ecco comparire anche Eraclito e Democrito, filosofi intenti nel disquisire sulla caducità della vita che impietosa avanza.
LEGGI ANCHE Vasari per Bindo Altoviti: il Cristo portacroce
Un dipinto di estrema importanza restituito all’originaria lettura grazie ad un importante restauro che è stata, inoltre, occasione gradita per meglio indagare l’opera. Il quadro, in unica pezza in formato orizzontale raffigurante venti figure è stato sottoposto ad una serie completa di indagini diagnostiche. La ritrovata leggibilità cromatica restituisce l’impiego dei lapislazzuli, testimonianza di una importante committenza. Poche le tracce di disegni preparatori; molte, infatti, le figure dipinte e poi modificate o cancellate, testimonianza di un lavoro effettuato direttamente sul supporto. Un esempio il suonatore di liuto o il violinista, al posto del quale era dapprima una donna con maschera teatrale intenta a guardare lo spettatore. Un lavoro a quattro mani al quale i due hanno forse lavorato dividendosi gli spazi.
Il trionfo dei sensi: le opere in mostra

Mattia e Gregorio Preti mostra a Palazzo Barberini
L’indagine sul lavoro di Mattia e Gregorio Preti non si esaurisce solo con l’Allegoria dei cinque sensi: in mostra anche altri 11 capolavori che sottolineano dori e committenze dei due fratelli calabresi.
Per la prima volta esposta al pubblico la tela rappresentante Cristo e la Cananea, prima grande commissione dei Colonna. Un dipinto, purtroppo ottenebrato dal velo del tempo, dal soggetto non particolarmente frequente, attribuibile alla mano di Mattia nel suo soggiorno romano databile tra il 1646 e il 1647.
Tra le tele in cui è riconoscibile la mano dei due artisti, Cristo guarisce l’idropico; un soggetto tratto dal Vangelo di Luca, che denuncia la pertinenza al Caravaggismo romano nella tela a spessa trama. A sinistra Cristo, raffigurato a due terzi mentre ammonisce i dottori; di fronte a lui l’idropico, primo tra i derelitti in attesa della guarigione.

Mattia e Gregorio Preti mostra a Palazzo Barberini
Sempre attribuibile alla mano del Cavaliere Calabrese, la bozza di un modello da riutilizzare per opere più grandi raffigurante una bimba con collana di corallo rosso. Il naso piccolo, gli occhi allungati, i tratti lievi che si dissolvono disperdendosi nei bruni è attribuibile alla mano di Mattia durante il breve apprendistato nella bottega di Giovanni Lanfranco.

Mattia e Gregorio Preti mostra a Palazzo Barberini
Due talenti a confronto; un rapporto forte, che solo due fratelli possono avere, che valica invidie e gelosie in virtù di un talento riconosciuto in ogni dove. Un’indagine affascinante nell’arte di due grandi della pittura caravaggesca alla scoperta dei dettagli che hanno reso grande Mattia e Gregorio Preti.
Ilenia Maria Melis
Il trionfo dei sensi. Nuova luce si Mattia e Gregorio Preti
Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane, 13
fino al 16 giugno 2019

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
Per maggiori info ABOUT