Fino al 2 novembre 2016 il MACRO via Nizza ospiterà il terzo appuntamento del progetto OPERE DELLA COLLEZIONE MACRO con la mostra Segni, alfabeti, scritture. Percorsi nell’arte contemporanea attraverso la collezione Macro, curata da Antonia Arconti. Un’esposizione che intende indagare l’intenso rapporto tra arti visive e scritture con una selezione di opere informale non a carattere figurativo. Due settori per ripercorrere ed approfondire il segno e le scritture.
A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali, Io dirò un giorno le vostre nascite latenti: A, nero corsetto villoso di mosche splendenti Che ronzano intorno a crudeli fetori, Golfi d’ombra; E, candori di vapori e tende, Lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d’umbelle; I, porpora, sangue sputato, risata di belle labbra Nella collera o nelle ubriachezze penitenti; U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari, Pace di pascoli seminati d’animali, pace di rughe Che l’alchimia imprime nelle ampie fronti studiose; O, suprema Tromba piena di strani stridori, Silenzi attraversati da Angeli e Mondi: O l’Omega, raggio viola dei suoi Occhi! (A. Rimbaud- Vocali)
I segni, carattere dell’artista
La prima sezione parte dagli anni ’50, periodo in cui ha inizio nella cultura europea il segno, carattere e scrittura di ogni artista. Se per Capogrossi l’alfabeto si ripete sempre uguale ma con diverse mescolanze con un grafema, in altri artisti questo ha un proprio andamento che è simile a quello della scrittura. Nella prima sezione le opere dialogano tra loro seguendo il filone della scrittura nell’arte, come nel caso di Carla Accardi, Pietro Gonzaga. Le sottilissime forme di Pietro Gonzaga nascono dalla ricerca di scrittura bifrontale che allude al libro, un libro d’artista; l’artista crea delle scritture in un libro. Importante il contributo di artisti più recenti come quello di Domenico Bianchi con il suo segno lento, meditato, chiaro riferimento alla calligrafia orientale, dove il segno o il grafema, il movimento della mano, hanno un’indipendenza rispetto a ciò che si vuole scrivere in un dibattito aperto tra significante e significato.
Il dialogo tra le opere
Opere che dialogo tra loro con artisti storici, Safilippo, Accardi, dove l’idea del segno come grammatica formale dell’opera d’arte conduce la loro personale strada. Per Perilli il segno evolve in una dimensione fumettistica impostando un racconto come la pagina di una vignetta; un contenuto di semplice impatto visivo senza una narrazione specifica ma dedicata a figure umane che si muovono. Novell, figura fondamentale nel dibattito artistico per i suoi rapporti con Afro ed altri grandi, crea un dibattito prolifico in un reciproco scambio in cui si vuole annullare il confine tra scrittura ed arte visiva. Molti elementi della scrittura convergono nella sua opera.
Gianfranco Bardello, artista poliedrico spazia dalle istallazioni alla pittura in cui ama inserire, all’interno di superfici quasi vuote, racconti appena accennati. Bice Lazzari, una delle prime astrattista italiana, con il suo segno elegante, allude alle partiture musicali o ai tasti del pianoforte. L’opera impegnativa di Nicola De Maria, uno dei protagonisti della Transavanguardia da cui si è poi discostato, crea suggestioni con colori e titoli assimilabili a versi poetici: Roma, più musica, più pettirossi, più angeli.
I segni della seconda sezione
Nella seconda sezione si passa dal segno inteso come scrittura personale dell’artista privo di grafemi riconoscibili, alla scrittura resa con enigmi che lo spettatore deve sciogliere: un’attrazione della lettera in sé indipendente dal contenuto. Nell’opera di Naoya Takahara si porta la scrittura lavorando sulla semplicità propria della poetica orientale: presenta, infatti, una macchina da scrivere posizionata su una scrivania che diviene una grande sedia in una sproporzione delle dimensioni che disorienta lo spettatore.
Lettere ed enigmi
Nella soluzione di enigmi si gioca con le lettere tra istallazioni che isolano caratteri donandogli dignità e sottolineando il valore artistico di ogni segno che richiama i codici miniati. Maurizio Arcangeli ci invita a sciogliere l’enigma della frase, un enigma che non fa altro che nominare se stesso mentre affonda nel pavimento; un ambito concettuale in cui la manualità è importante. Frasi con andamento palindromo che si specchiano al centro di richiamo Duchamp, un gioco con le parole di impatto visivo con Luca Maria Patella. Le cancellazioni di Isgrò fanno emergere frasi dal caos in un senso positivo; dalla saturazione nei confronti delle immagini e delle parole può emergere un concetto. Questo concetto porta alle opere di Claudio Adami: un andamento della scrittura più riconoscibile, in cui, riproponendo frammenti e citazioni cancella se stesso; messaggi profondi che lasciano tracce invisibili su tele nere.
Ilenia Maria Melis
Segni, alfabeti, scritture.
Percorsi nell’arte contemporanea attraverso la collezione Macro
MACRO via Nizza
Via Nizza 138
www.museomacro.org








Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
Per maggiori info ABOUT