Pollock e la Scuola di New York tra anticonformismo e sperimentazione – Una stagione ricca per il Complesso del Vittoriano che questo autunno si fregia di due mostre molto interessanti; e dopo Andy Warhol l’Ala Brasini accoglie uno dei nuclei più preziosi della collezione del Whitney Museum di New York con Pollock e la Scuola di New York. Oltre 50 capolavori tra Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline e Jackson Pollock con il suo celebre Number 27 .
Oltre 50 capolavori invaderanno gli spazi del Complesso del Vittoriano per Pollock e la Scuola di New York, una mostra che porta nella Capitale uno dei nuclei più preziosi della collezione del Whitney Museum di New York.
La rivoluzione dell’action painting
Una mostra che traccia le fasi di una rivoluzione nata nel maggio del 1950 in seguito all’esclusione della cerchia degli action painter da un’importante mostra di arte contemporanea organizzata al Metropolitan Museum di New York. Un atto che scatenò la rivolta degli esponenti del movimento. Un clima di insurrezione che portò l’espressionismo astratto ad affermarsi quale degno della cultura pop moderna; un connubio tra espressività della forma e astrattismo stilistico che influenzò sensibilmente gli anni Cinquanta.
Jackson Pollock
Jackson Pollock, un artista slegato dall’Europa, dal Vecchio Continente e dalla sua arte; nato nel 1912 a Cody, nel Wyoming, ebbe un’infanzia difficile a causa delle difficoltà economiche ed i continui spostamenti tra California e Arizona ai tempi della Grande Depressione. Carattere ribelle, problemi di dipendenze per un uomo dall’animo tormentato che capace di scrollarsi del peso della vita con la pittura. Un talento strepitoso, acerbo che si accresce nel fascino delle culture dei nativi americani, negli incontri con la pittura realista di Thomas Hart Benton, o con José Clemente Orozco.
Poi l’amore lo cattura; lei è Lenore Krasner, anche lei pittrice, costretta a mutare il nome di battesimo in Lee per ovviare alle discriminazioni di genere del mondo dell’arte. Ma la donna abbandonerà la carriera pittorica per dedicarsi all’amato sposato nel 1945 diventandone la maggior promotrice.
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Il dripping di Pollock

Gli ampi spazi del nuovo studio a Springs a Long Island permettono a Pollock di sperimentare un nuovo modo di dipingere del tutto inedito, il dripping, un mix tra pittura e ritualità. Le dimensioni dei quadri aumentano facendo perdere al supporto la consueta verticalità in favore di misure che si accostano a quelle del corpo che gli danza attorno nell’atto d’arte. Una danza mistica e rituale che fonde la cultura indiana primitiva con la modernità di un’arte pre-performatica.
Pollock rompe tutti i canoni pittorici facendo divenire l’atto del dipingere momento d’arte; momenti suggestivi impressi elle pellicole realizzate dal regista tedesco Hans Namuth che ancora oggi affascinano per le sequenze quasi rituali che si susseguono una dopo l’altra.
La notte dell’11 agosto 1956 la vita sregolata irrompe nella carriera di Pollock irreparabilmente; ubriaco perde il controllo della sua auto schiantandosi contro un albero e trascinando con sé anche la vita di due donne. Jackson Pollock muore a soli quarantaquattro anni dopo un’infanzia e una vita turbolenta vissuta sull’orlo del precipizio.
La Scuola di New York
Negli anni Sessanta è attiva a New York una generazione di pittori che si allontanano dal realismo e dalla figurazione in favore dell’astrattismo; pittori che vedono in questo genere il segno di un tempo nuovo che avanza, dell’abbandono delle radici europee. Ecco quindi le atmosfere oniriche di William Baziotes, o i forti contrasti cromatici di Clyfford Still. Pennellate che si susseguono come note, gesti lenti e ritmici quelli di James Brooks in cui si intuisce il forte legame personale con Pollock. Linee corpose in cui il bianco e il nero si contrappongono nelle tele di grande formato di Franz Kline, uno dei massimi esponenti della Scuola di New York. O lo stile pittografico ispirato all’arte giapponese di Adolph Gottlieb che fonda assieme a Mark Rothko il gruppo The Ten nel 1935.
Astrazioni che rompono gli schemi figurativi classici abbandonando la figurazione in favore di un’arte concitata in cui le pennellate si intersecano tracciando percorsi luminosi e vibranti in cui perdersi.
Ilenia Maria Melis
Pollock e la Scuola di New York
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini
Via San Pietro in Carcere – Roma
fino al 24 febbraio 2019

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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