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Studi sul Settecento Romano, l’omaggio a Winckelmann

    Studi sul Settecento l'omaggio a Winckelmann

    A due anni di distanza non si spegne ancora l’eco delle celebrazioni dedicate a quello che può essere definito a tutti gli effetti il padre della moderna archeologia fondata sulla classificazione cronologica e stilistica delle opere: Johann Joachin Winckelmann. Ed è in questo ambito che i Musei Vaticani hanno dedicato, lo scorso 23 gennaio, una giornata di studio al numero del Settecento Romano intitolato a Winckelmann, presentato alla fine del 2018 in occasione della duplice ricorrenza della nascita e della morte. Un volume che, uscito a breve distanza dal fascicolo incentrato su Giovanni Battista Piranesi, prende spunto dalla mostra tenutasi ai Musei Capitolini, Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento. Un luogo dal forte potere simbolico per lo studioso, là dove era stato accolto nell’ultimo lustro della sua vita, protetto da esponenti di spicco della Curia Romana.

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    Friedrich Wilhelm Doell, Busto di Winckelmann, 1781, Roma, Musei Capitolini
    Studi sul Settecento Romano, l’omaggio a Winckelmann

    Johann Joachim Winckelmann (Stendal 9 dicembre 1717 – Trieste 8 giugno 1768), nato di umili origini, nonostante gli impedimenti che ne ostacolarono gli studi, fu uno dei maggiori archeologi, considerato ancora oggi come il fondatore della moderna storia dell’arte.

    Dopo anni di studio che lo portarono ad approfondire la teologia, la matematica e la medicina, ed accettare diversi incarichi distanti dalle sue aspettative, Winckelmann, avendo soddisfatto la sua insaziabile fame di lettura e conoscenza presso la biblioteca del von Bünou nei pressi di Dresda, dove lavorò come bibliotecario, si recò a Roma, epicentro degli studi classici. Un viaggio al quale si preparò approfondendo la tecnica del disegno.

    Giunto nella Capitale il 18 novembre 1755 a seguito del cardinale Alberico Archinto, nunzio di Polonia, J.J. Winckelmann approdò in un contesto ricco di stimoli culturali ed artistici. La conoscenza con il cardinale Passionei ed il cardinale Albani gli permise di dedicarsi allo studio delle antichità guardando con particolare interesse alla prestigiosa collezione del Cortile del Belvedere ove poté ammirare l’Apollo del Belvedere, il gruppo scultoreo del Laocoonte e l’Antinoo.

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    Gruppo scultoreo del Laocoonte, Musei Vaticani
    Studi sul Settecento Romano, l’omaggio a Winckelmann

    Prolungato il soggiorno a Roma a causa dello scoppio della guerra dei sette anni (1756), Winckelmann poté godere della protezione del cardinale Alessandro Albani; fu grazie a lui che assunse il patrocinio della biblioteca di villa Albani fuori porta Salaria, un museo parlante che raccoglieva numerose statue antiche in una prestigiosa collezione. Ed in contatto con queste antichità lo studioso approfondì l’arte greca filtrata dalle copie romane.

    La generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione. Come la profondità del mare che resta sempre immobile per quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per quanto agitate da passioni, mostra sempre un’anima grande e posata

    (Johann Joachim Winckelmann, Pensieri sull’imitazione delle opere greche nella pittura e nella scultura)

    Fascinazioni antiche che segnarono il pensiero dello studioso, tra i capolavori dei Musei Vaticani e quelli dei Musei Capitolini, in un trionfo di bellezza e classicità. E bisogna immaginare che questo sia stato il contesto che portò J.J. Winckelmann ad affermare la superiorità dell’arte greca sull’arte romana; una “nobile semplicità” ed una “quieta grandiosità” raggiunta solo dai Greci e che i Romani avrebbero copiato commettendo diversi errori nell’applicazione degli stilemi classici. Uno studioso che crea un sistema di classificazione, una costruzione intellettuale che regala per la prima volta una storia dell’arte antica.

    Statua del Galata morente, Musei Capitolini
    Statua del Galata morente, Musei Capitolini
    Studi sul Settecento Romano, l’omaggio a Winckelmann

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    Studi sul Settecento Romano
    Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) nel duplice anniversario
    Studi sul Settecento Romano, l’omaggio a Winckelmann

    A celebrare l’importante figura di Johann Joachim Winckelmann il volume degli Studi sul Settecento Romano, una raccolta dedicata ad un secolo che ha segnato l’arte e la bellezza di una città come Roma. Primo curatore dei Musei Vaticani, figura determinante per la nascita dei musei come contenitori di bellezza.

    Ed è inseguendo queste tracce che il volume delle Edizioni Quasar approfondisce uno dei personaggi maggiormente studiati per l’influenza esercitata nel mondo dell’arte. Tre i filoni inseguiti: il primo, con saggi di esperti italiani e tedeschi, trae spunto dalla mostra ai Musei Capitolini, Il Tesoro di Antichità, ripercorrendo la nascita della storia dell’arte come disciplina autonoma fondata sull’equilibrio di filologia e filosofia. La seconda parte del volume è incentrata sugli eventi tenutisi in occasione delle celebrazioni winckelmanniane, tra mostre, giornate di studio ed esposizioni. Nella terza parte, invece, si passano in rassegna i contributi che hanno una relazione con Winckelmann; documenti che permettono di ricostruire collezioni ormai disperse a causa delle spoliazioni napoleoniche.

    Un volume che offre un importante panorama composto da tanti tasselli che contribuiscono a meglio comprendere la figura di J.J. Winckelamnn e l’influenza dei suoi saggi nel mondo della storia dell’arte. Una molteplicità di prospettive in un’attenta ricostruzione storica del tempo; rievocazioni di un modo di vivere, di una realtà intellettuale oltre che artistica.

    Ilenia Maria Melis

    Studi sul Settecento Romano

    Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) nel duplice anniversario

    A cura di Elisa Debenedetti

    Edizioni Quasar

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