Tra cascate di rose, delicate ninfee e sinuosi iris, si aprono le porte dei giardini di Monet – Delicate ninfee, cascate di rose, cieli variopinti che si riflettono nei laghetti oltre sinuosi ponti: Claude Monet in mostra al Vittoriano di Roma fino al 3 giugno 2018.
Claude Monet in mostra al Complesso del Vittoriano di Roma tra delicate ninfee che si muovono leggere su acque increspate; iris che si ergono da rigogliosi prati; cascate di rose, cieli variopinti che si riflettono nei laghetti oltre sinuosi ponti: questo è quello che sovviene alla mente pensando ad un maestro dell’Impressionismo come Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926), associato a colori evanescenti e sfumati in cui i tratti si perdono trasformando le raffigurazioni in sogni onirici. C’è poi un altro lato del pittore parigino che spesso viene trascurato, cioè quello delle sue ultime produzioni nell’amata dimora di Giverny, in cui gli eventi atmosferici assumono corpo grazie a pennellate di colore che sprigionano la pura energia di un artista immortale.
“Il mio giardino è l’opera d’arte più bella che io abbia creato” (Claude Monet)
Claude Monet al Complesso del Vittoriano

Nasce così, al Complesso del Vittoriano, una mostra di grande eccellenza dedicata al padre dell’Impressionismo, raccontato, per la prima volta, nella sua natura più bella; fino all’11 febbraio 2018 sarà possibile ammirare circa 60 opere, le più care all’artista, per lungo tempo conservate nella sua ultima dimora. Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet spalanca la porta di casa del Maestro dell’Impressionismo permettendo all’avventore di entrare nella vita sua privata fatta non solo di fiori e giardini, ma anche caricature che gli permisero, all’inizio della propria carriere, di divenire un personaggio nella sua città natale.
In mostra al Vittoriano le sfumature di Monet

Molteplici le sfaccettature del lavoro di Monet presentate in mostra; una ricchezza infinita di sensazioni che scaturiscono dall’osservazione di paesaggi e dettagli che sembrano animati da un respiro vitale, frammenti di natura trasposti su tela, tramutati in essenza: “L’ho visto cogliere così un barbaglio di luce su una roccia bianca e registrarlo con un fiotto di pennellate gialle che, stranamente, rendevano l’effetto improvviso e fuggevole di quel rapido e inafferrabile bagliore. – scriveva Guy de Maupassant – Un’altra volta ha preso a piene mani uno scroscio d’acqua abbattutosi sul mare e lo ha gettato rapidamente sulla tela. Ed era proprio la pioggia che era riuscito a dipingere, nient’altro che della pioggia che velava le onde, le rocce e il cielo, appena distinguibili sotto quel diluvio”.
L’evoluzione di un artista

Un’arte che non ha mai smesso di evolversi anche in modo marcato; un viaggio che ha inizio dai quadri da cavalletto, con le vedute francesi di Parigi o quelle italiane, come quella dello splendido castello di Dolceacqua, testimonianza di una breve parentesi in Liguria. Quadri per tempo tenuti nascosti allo sguardo di critici e giornalisti, forse per paura che non potessero essere compresi; giunto alla vecchiaia l’artista preferiva, infatti, dipingere esprimendosi attraverso pennelli e colori piuttosto che sprecare tempo a spiegare le sue opere.
Nella seconda parte dell’esposizione le opere dipinte nel 1883 in cui si assiste all’abbandono del tema dei giardini per abbracciare solo luce e spazio; un rinnovamento proprio solo di un artista universale. Opere molto criticate in un momento in cui, probabilmente, la modernità dell’artista non era né compresa né apprezzata. Intuendo questa reazione Monet decise di non presentare le ultime opere e nasconderle al riparo da sguardi indagatori.
Luce su tela
La luce rifulge dalle tele, abbaglia gli occhi estasiati da quei paesaggi resi tangibili dalle abili mai di un artista senza tempo; la nebbia di Vétheuil sembra quasi offuscare lo sguardo. Poi, d’improvviso, le tele vibrano sotto i colpi dei rossi vermiglio; visioni di fitte vegetazioni che saturano lo spazio. Il blu torna dominante, delicato e rassicurante, scrivendo gli ultimi istanti di vita di un Maestro in grado di vedere oltre il visibile, narrando ricordi ed sogni, interprete di vedute che esplosero di colori sotto i colpi intensi di dense pennellate: “Vedo tutto blu, non vedo più il rosso, non vedo più il giallo – confidava Monet a proposito dei disturbi della vista che lo affliggevano – mi dà terribilmente fastidio perché so che questi colori esistono, so che sulla mia tavolozza c’è del rosso, del giallo, un verde speciale, un particolare viola; non li vedo più come li vedevo un tempo, e tuttavia li ricordo bene”.
Ilenia Maria Melis
Monet
Capolavori del Musée Marmottan Monet, Parigi
Complesso del Vittoriano – Ala Brasini
fino all’11 febbraio 2018 (prorogata fino al 3 giugno 2018)

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
Per maggiori info ABOUT