Vasari per Bindo Altoviti: il Cristo portacroce – Talvolta le aste offrono sorprese inaspettate: dipinti rimasti nell’oblio delle fonti letterarie per lungo tempo e poi risorti dalle tenebre grazie all’acume di storici dell’arte o collezionisti. Questo è proprio il caso del Cristo portacroce di Giorgio Vasari (1511-1574), opera menzionata dallo stesso autore nelle Ricordanze ed oggi in mostra in tutto il suo splendore presso la Galleria Corsini di Roma.
Il ritrovamento

Il merito è di Carlo Falciani, esperto studioso di pittura vasariana, che riconosce ad un asta il “quadro di braccia uno e mezzo drentovi una figura dal mezzo in su grande, un Cristo che portava la Croce” registrato da Vasari nel libro delle Ricordanze. Un recupero importante, per la prima volta ammirabile dal pubblico, che testimonia un momento cruciale dell’attività vasariana a Roma al servizio di papa Giulio III prima del passaggio alle dipendenze di Cosimo I de’ Medici per la decorazione di Palazzo Vecchio. Un desiderio, quello di entrare alle dipendenze della corte fiorentina, per lungo tempo inseguito dall’artista che volle suggellare con un’ultima opera romana che superasse ed interpretasse gli influssi michelangioleschi nella pittura di matrice sacra.
Bindo Altoviti

Le opere non nascono solo per un’ispirazione, un sentimento che sfocia nel bisogno di esprimersi imprimendo su tela le pulsioni dell’anima. Spesso l’arte, soprattutto in passato, è realizzata su commissione; nel Rinascimento, infatti, alte cariche e ricchi collezionisti ordinavano quadri suggerendo agli artisti tematiche e soggetti. Bindo Altoviti (1491-1556) fu proprio lo specchio della società rinascimentale: banchiere stimato da Michelangelo che gli donò uno dei cartoni utilizzati per gli affreschi della Cappella Sistina, venne ritratto da Raffaello e Benvenuto Cellini. Fin dal pontificato di Leone X ricoprì importanti incarichi per la curia papale; una figura attraverso la quale sarebbe possibile interpretare le vicende storiche e politiche di un’epoca vista la sua pluralità.
Vasari per Bindo Altoviti

Amante dell’arte, Bindo si avvalse dei favori di pittori e scultori di elevata fama. Tra questi il posto d’onore spetta a Vasari a cui commissionò numerose opere partendo dalla pala dell’Immacolata Concezione della chiesa di Ognissanti a Firenze (1540-1541) fino al Cristo portacroce (1553). Ospite della residenza romana del banchiere, Vasari affrescò anche la loggia con il Trionfo di Cerere, unica opera sopravvissuta alla distruzione del palazzo avvenuta nel 1888; oggi l’affresco è conservato presso il Museo di Palazzo Venezia.
“Ricordo come a dì XX di maggio 1553 Messer Bindo Altoviti ebbe un quadro di braccia uno e mezzo drentovi una figura dal mezzo in su grande, un Cristo che portava la Croce che valeva scudi quindici d’oro”.
G. Vasari, Il libro delle Ricordanze di Giorgio Vasari
Il Cristo portacroce

Unica tavola dell’artista aretino con queste misure, il Cristo portacroce condensa l’arte di Vasari verso la fine del suo soggiorno a Roma; un momento in cui il pittore guardava a Michelangelo e a Sebastiano del Piombo. Un’opera simbolica non narrativa che ancora non risente del clima della Controriforma, in cui gli strumenti della passione sono appena accennati. Vasari non insiste sulla sofferenza, sulla narrazione dei fatti; Cristo risalta dallo sfondo cupo. Il volto è di serena accettazione del peso della croce, pesante, incorniciato da riccioli lunghi e fluenti che assieme alla barba rossiccia sono propri dell’iconografia del Salvatore.
Un’opera di fede che probabilmente era collocata assieme ad altre composizioni in alto; una caratteristica riscontrabile nel braccio sinistro, muscoloso ma oltre misura, messo in evidenza dalla manica arrotolata al gomito. Una semplicità compositiva che risalta nel contrasto cromatico di chiari e scuri senza che l’artista abbia necessità di ricorrere a toni metallici e dorati. Una grandezza austera e simbolica in cui lo sfondo scuro è mosso solo dal bruno della pesante croce; in cui il gesto sottolinea l’espressione sospirata e dolorante di un volto che porta il peso dell’altrui peccato.
Ilenia Maria Melis
Vasari per Bindo Altoviti. Il Cristo portacroce
Galleria Corsini
Via della Lungara, 10 – Roma
fino al 30 giugno 2019

Mi presento, sono Ilenia Maria Melis e vivo a Roma, città dai mille volti, crocevia di culture.
Giornalista & blogger, laureata in Beni Culturali, curiosa per natura, da sempre appassionata di arte, archeologia e viaggi. Nascere in una città come Roma ha sicuramente stimolato il mio amore per l’antichità, per il bello; ogni angolo di questa città è un piccolo gioiello da scoprire, così come ogni borgo della nostra bella Italia.
Il viaggio diviene per me momento di scoperta, conoscenza, sorpresa; emozioni che desidero ogni giorno regalare a chi mi legge piantando il seme della curiosità tra le righe ed il desiderio di conoscere sempre cose nuove, che si tratti di arte o di cibo. E chissà che prima o poi questo semino non germogli e spinga sempre più persone a visitare nuove città, musei, a leggere libri e scoprire quel che di bello si nasconde dietro l’angolo.
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