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World Press Photo 2018, storie oltre le immagini

    Venezuela Crisis Wprld Press Photo

    World Press Photo 2018 in mostra al Palazzo delle Esposizioni: fotografi provenienti da 125 paesi che con 73.044 immagini hanno offerto nell’ultimo anno uno spaccato autentico e talvolta crudo della realtà in cui viviamo. Un’edizione che parte dalla Capitale per poi diffondersi in oltre 55 Paesi sottolineando quanto i numeri crescenti testimonino l’interesse che le persone nutrono nei confronti del fotogiornalismo e di ciò che esso mostra per mezzo dei suoi scatti.

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    Boko Haram Strapped Suicide Bombs to Them. Somehow These Teenage Girls Survived. © Adam Ferguson, for The New York Times - World Press Photo 2018
    Boko Haram Strapped Suicide Bombs to Them. Somehow These Teenage Girls Survived. 
    © Adam Ferguson, for The New York Times
    World Press Photo 2018 in mostra al Palazzo delle Esposizioni

    World Press Photo negli anni è divenuto molto più di un concorso tanto da spingere gli organizzatori alla creazione di corsi di formazione, masterclass, o conferenze dedicate alla fotografia.

    Un codice etico a tutelare il concorso che sottopone le immagini a severe verifiche che ne garantiscano la veridicità; un valore importante che vuole mostrare storie reali che provengono dagli angoli del pianeta. Una mostra che opera un collegamento per mezzo delle immagini tra il mondo e le vicende raccontate grazie al lavoro incessante di fotografi capaci di condensare in uno scatto storie di secoli.

    The Battle for Mosul - Lined Up for an Aid Distribution © Ivor Prickett, for The New York Times - World Press Photo 2018
    The Battle for Mosul – Lined Up for an Aid Distribution 
    © Ivor Prickett, for The New York Times
    World Press Photo 2018 in mostra al Palazzo delle Esposizioni

    Immagini che non costituiscono solo un fatto estetico ma soprattutto una narrazione dei luoghi abitati e violati dall’uomo. Testimonianze che spaziano dall’ambiente alle notizie generali, dalle news alle storie d’attualità, dallo sport al singolo come protagonista di vicende travolgenti.

    Scatti in cui l’odio diviene protagonista di individui senza volto che nascondono i loro tratti somatici, le loro malefatte dietro coltri di fumo; giovani che scappano avvolti da fiamme che ne incendiano il corpo (Ronaldo Schemidt, Agence France-Presse, Venezuela Crisis); bambini denudati di tutto, anche della loro infanzia, feriti nel corso degli scontri fra gli eserciti (Ivor Prickett, for The New York Times, The Battle for Mosul – Young Boy Is Cared for by Iraqi Special Forces Soldiers); storie di conquiste, di identità sofferte e ricostruite.

    Lives in Limbo © Francesco Pistilli - World Press Photo 2018
    Lives in Limbo 
    © Francesco Pistilli
    World Press Photo 2018 in mostra al Palazzo delle Esposizioni

    Fotogrammi in cui la quotidianità insanguinata diviene normalità, dove la vita non ha valore; luoghi in cui si uccide all’ordine del giorno, in cui il degrado è la casa in cui vivere, in cui rifugiarsi da una crudeltà che gela più del freddo pungente. Storie di migranti bloccati in condizioni climatiche e umanitarie che vanno oltre l’immaginazione. Una storia in 10 immagini quella di Francesco Pistilli, terzo classificato per la categoria Reportage; così, 1200 afgani si ritrovano bloccati alla stazione di Belgrado, senza alcun sostegno se non un aiuto da parte di MSF per garantire loro un pasto giornaliero. Senza coperte, scaldati solo da roghi improvvisati che più che scaldare intossicavano. Ed intorno una vita che brulica in una frenesia incessante che non regala a questi esseri dimenticati neppure lo sguardo di un passante; una vita trascorsa nel limbo dell’oblio.

    Maschere che coprono la sofferenza, quella di una bambina innocente sul cui volto restano i segni indelebili di vie dell’odio percorse dalla guerra che colpisce ciecamente chiunque; Manal ha 11 anni, e la sua condanna è quella di dover coprire il volto dalla luce per proteggerlo dopo l’intervento subito in seguito all’esplosione di un missile a Kirkuk in Irak (Alessio Mamo, secondo premio Foto singole).

    Terre contese in nome del progresso, con scontri che sottraggono agli indigeni le proprie radici, costringendoli ad abbandonare le proprie tradizioni: così Fausto Povadini ritrae le tribù Karo, Konso e Hamar allontanarsi dalle loro case mentre ancora tentano di aggrapparsi ad un’antica quotidianità fatta di giochi di bambini, lavoro e semplicità.

    Omo Change © Fausto Podavini - World Press Photo 2018
    Omo Change 
    © Fausto Podavini
    World Press Photo 2018 in mostra al Palazzo delle Esposizioni

    Storie che vogliono muovere riflessioni indipendentemente dal mezzo fotografico utilizzato aprendo al pubblico una finestra sulla realtà vicina e lontana dai nostri occhi. Frammenti che mostrano un pianeta, il nostro, sempre più invaso dall’immondizia, in cui la fauna continua incessantemente a diminuire lasciando spazio alla desolazione, ma anche storie a lieto fine con animali che tornano nei loro habitat dopo un periodo di esilio volto a preservarne la specie.

    Foto veritiere che non si limitano a mostrare qualcosa ma parlano urlando a gran voce con una narrazione diretta a colpire non solo l’animo più sensibile muovendolo verso il cambiamento.

    Ilenia Maria Melis

    World Press Photo 2018

    fino al 27 maggio 2018

    Palazzo delle Esposizioni

    Via Nazionale, 194 – Roma

    www.worldpressphotoroma.it

    Per info sulle passate edizioni del World Press Photo clicca qui

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